La “protezione” del popolo tedesco – Retrospettiva dal 2020 al 1933

Articolo di Francesco Carraro

In Germania è in fase avanzata l’iter di approvazione di una legge dal titolo incoraggiante: “Terzo atto per la protezione della popolazione in caso di situazione epidemica di portata nazionale”. il Ministro federale della sanità, Jens Spahn, l’ha difesa come uno strumento imprescindibile per la salvaguardia della salute: “è necessaria una medicina amara sotto forma di restrizioni alle libertà civili”.

E, in effetti, le norme ivi contemplate prevedono la compressione, a fisarmonica – in base alle circostanze e date le contingenze del giorno per giorno – di tutta una serie di diritti ormai derubricati al rango di “inessenziali”, cioè negoziabili, e quindi, se del caso, cancellabili: inviolabilità del domicilio, libertà di circolazione, di associazione, di riunione, di manifestazione del pensiero eccetera eccetera.

Il tutto, nel solco di quell’autentico demoniaco capovolgimento della regola aurea delle nostre affaticate democrazie: non è più concesso tutto ciò che non è esplicitamente vietato dalla legge, ma è vietato tutto ciò che la legge non consente espressamente. A ben vedere, non si tratta di norme molto diverse dai “temporanei” e “provvidenziali” Dpcm da cui siamo letteralmente sommersi in Italia. Solo che in Germania sono più organizzati e si sono portati avanti col lavoro.

Conoscono meglio di noi l’uso intelligente della gerarchia delle fonti e sanno che una legge ha più forza cogente, ed è meno facilmente contestabile ed emendabile, di un regolamento “amministrativo”. Ma ci arriveremo anche noi, tranquilli. E magari arriveremo anche al sovvertimento d’emblée dei primi 54 articoli della Costituzione. Perché no? Domandatevelo. Perché non dovrebbe essere possibile in un mondo in cui è stato finalmente trovato il grimaldello per scardinare l’impianto “liberale” degli ordinamenti sovrani?

Dopotutto, è stato unanimemente e “spintaneamente” deciso (dalla matrice mass-mediatica dominante) che la salute viene prima di (e sopra a) ogni altra questione e ogni altro valore. Non c’è più nulla che non sia sacrificabile sull’altare di questa nuova divinità: nemmeno la libertà, nemmeno la vita. Da questo punto di vista, del Covid-19 non è importante capire se è stato sintetizzato in provetta, e quindi è un progetto criminale (e non uno sfortunato accidente della natura).

È piuttosto decisivo comprendere come il virus sia impiegato alla stregua di un enzima per capovolgere i cardini delle nostre esistenze private e collettive. Giustificando l’instaurazione di qualsiasi (ripeto: qualsiasi) misura di controllo, disciplina, irreggimentazione. Così da ricondurre finalmente all’ordine un mondo troppo popolato, troppo “assembrato”, troppo caotico. Chiediamoci, allora: se i vari comitati tecnico-scientifici dovessero un domani – per effetto della recrudescenza di questo virus, o per effetto dell’arrivo di un nuovo agente patogeno – stabilire che ne vale la pena, che è “scientifico” (e quindi, per definizione, “necessario”) introdurre ulteriori “restringimenti”, la massa si ribellerebbe?

Se venissero proposte, solo a titolo di esempio: la violazione del focolare domestico per spegnere un focolaio di contagio, oppure la reclusione dei renitenti in spazi limitati, o ancora il rastrellamento dei diffusori di fake news e la loro rieducazione coatta? Le “riforme” passerebbero? Eccome se passerebbero, e sarebbero salutate come una “medicina amara” dai ministri della salute di mezzo mondo.

La nuova legge tedesca, in effetti, ha un nome sinistramente simile al decreto nazista (del 1933) del Presidente del Reich per la “protezione del Popolo” e dello Stato, successivo all’incendio del Reichstag. Stiano attenti tutti quelli che hanno urlato, e continuano a urlare, contro il pericolo di un ritorno dei fantasmi neri e bruni del secolo breve. Potrebbero essere accontentati. Ma dalla parte che non si aspettano.

Articolo di Francesco Carraro, sito web: www.francescocarraro.com

Fonte: https://www.francescocarraro.com/la-protezione-del-popolo-tedesco-retrospettiva-dal-2020-al-1933/

IL CODICE DELL'ANIMA —
di James Hillman

Il Codice dell'Anima —

di James Hillman

"Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie - anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli?

Se esiste, è il 'daimon', il 'demone' che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone. Se esiste, è ciò che si nasconde dietro parole come ""vocazione"", ""chiamata"", ""carattere"". Se esiste, è la chiave per leggere il ""codice dell'anima"", quella sorta di linguaggio cifrato che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo.

Dopo anni di indagini sulla psiche, che hanno fatto di lui l'autore di saggi memorabili come ""Il mito dell'analisi"" e ""Re-visione della psicologia"", James Hillmann ha voluto darci con questo libro le prove circostanziate dell'esistenza e dei modi di operare del 'daimon'. E ha scelto una via inusuale ed efficacissima, quella cioè di impiegare come esempi non oscuri che ogni lettore conosce: da Judy Garland a John Lennon e Tina Turner, da Truman Capote a Quentin Tarantino e Woody Allen, da Hannah Arendt a Richard Nixon e Henry Kissinger, da Hitler ai serial killer.

Attraverso questa profusione di storie eloquenti e paradigmatiche Hillmann è riuscito a farci capire che se la psicologia si è dimostrata incapace di spiegare le scelte più profonde che decidono la vita di tutti noi è proprio perché aveva perso contatto con il 'daimon'.

E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo compagno segreto dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende."

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