Rinaldi a Gualtieri: non firmi il Mes, con l’Italia in ginocchio

Il Mes è il classico meccanismo automatico, a cui – purtroppo – tutta la costruzione dell’Unione Europea ci ha abituato, per estraniare completamente i Parlamenti nazionali da qualsiasi processo decisionale: questa è la verità. E nel momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo stanno passando attraverso un’emergenza epocale, si cerca (alla chetichella, nel vero senso della parola) di approvare quest’ennesimo meccanismo automatico. Attenzione: il 16 marzo di sarà la riunione dell’Eurogruppo, e lì inizierà l’iter della ratifica. Cioè: tutti i ministri economici dei vari paesi dovranno dare l’assenso. E quindi rivolgo un appello al ministro italiano dell’economia, Gualtieri, chiedendogli di non firmare. È un appello accorato, in un momento in cui l’Italia è in ginocchio. Non deve assolutamente firmare. Badate bene: esistono i presupposti anche giuridici, affinché questo non avvenga. Paradossalmente, la legge 234 del 22 dicembre 2012 – voluta da Monti, pensate un po’ – dice in maniera estremamente chiara, all’articolo 5, che il governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi “tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere”.

Nel caso in cui il governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il presidente del Consiglio (o un ministro da lui delegato) “riferisce tempestivamente alle Camere”. Questo non è mai avvenuto, per il Mes! Sia chiaro. Quindi, noi pretendiamo che ci sia un confronto parlamentare, dove tutte le forze politiche possano confrontarsi sul Mes. Inoltre, da un punto di vista tecnico, c’è una incongruenza palese: al Parlamento Europeo l’ho fatto presente anche in commissione Econ, di cui sono membro effettivo. In una seduta, non più tardi di un mese fa, c’era addirittura lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Centeno, insieme a Gentiloni, commissario all’economia. Ebbene, ho sollevato un problema estremamente chiaro: nella bozza di modifica, c’è scritto – fra l’altro – all’articolo 3: “Il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico”.

A casa mia, significa nient’altro che dare un giudizio di credito, cioè esprimere un rating. Subito dopo dice: “A tal fine, un direttore generale collabora con la Commissione Europea e la Bce”. No: non può assolutamente dare un giudizio di credito. Cioè: un istituto emittente come la Bce non può dare, a un membro, un giudizio di credito. Già questo basterebbe per inficiare completamente il Mes. Invito tutti gli europarlamentari italiani, indipendentemente dal colore, a manifestare contro il Mes. Personalmente, a Bruxelles, andrò in giro con un cartello “No Mes”: per ribadire, appunto, che il Mes deve passare preventivamente dal Parlamento. Il popolo è sovrano, se lo devono mettere in testa.

(Antonio Maria Rinaldi, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Economista post-keynesiano contrario all’austerity europea imposta dall’ideologia neoliberista, Rinaldi – autore di saggi come “La sovranità appartiene al popolo o allo spread?” – è stato eletto europarlamentare nel 2019, come indipendente, nelle liste della Lega. Allievo di Paolo Savona, Rinaldi ha lavorato al Banco di Roma, all’American Service Bank e alla Fideuram, è stato funzionario alla Consob, dirigente all’Eni e direttore generale della consociata Sofid. Docente universitario, ha insegnato economia politica e finanza aziendale presso il Link Campus University di Roma, l’Università degli Studi del Molise di Campobasso e l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Pescara. Nei panni di analista e divulgatore, ha contribuito a creare il sito web “Scenari Economici”).

Il Mes è il classico meccanismo automatico, a cui – purtroppo – tutta la costruzione dell’Unione Europea ci ha abituato, per estraniare completamente i Parlamenti nazionali da qualsiasi processo decisionale: questa è la verità. E nel momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo stanno passando attraverso un’emergenza epocale, si cerca (alla chetichella, nel vero senso della parola) di approvare quest’ennesimo meccanismo automatico. Attenzione: il 16 marzo di sarà la riunione dell’Eurogruppo, e lì inizierà l’iter della ratifica. Cioè: tutti i ministri economici dei vari paesi dovranno dare l’assenso. E quindi rivolgo un appello al ministro italiano dell’economia, Gualtieri, chiedendogli di non firmare. È un appello accorato, in un momento in cui l’Italia è in ginocchio. Non deve assolutamente firmare. Badate bene: esistono i presupposti anche giuridici, affinché questo non avvenga. Paradossalmente, la legge 234 del 22 dicembre 2012 – voluta da Monti, pensate un po’ – dice in maniera estremamente chiara, all’articolo 5, che il governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi “tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere”.

Nel caso in cui il governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il presidente del Consiglio (o un ministro da lui delegato) “riferisce tempestivamente alle Camere”. Questo non è mai avvenuto, per il Mes! Sia chiaro. Quindi, noi Rinaldipretendiamo che ci sia un confronto parlamentare, dove tutte le forze politiche possano confrontarsi sul Mes. Inoltre, da un punto di vista tecnico, c’è una incongruenza palese: al Parlamento Europeo l’ho fatto presente anche in commissione Econ, di cui sono membro effettivo. In una seduta, non più tardi di un mese fa, c’era addirittura lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Centeno, insieme a Gentiloni, commissario all’economia. Ebbene, ho sollevato un problema estremamente chiaro: nella bozza di modifica, c’è scritto – fra l’altro – all’articolo 3: “Il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico”.

A casa mia, significa nient’altro che dare un giudizio di credito, cioè esprimere un rating. Subito dopo dice: “A tal fine, un direttore generale collabora con la Commissione Europea e la Bce”. No: non può assolutamente dare un giudizio di credito. Cioè: un istituto emittente come la Bce non può dare, a un membro, un giudizio di credito. Già questo basterebbe per inficiare NoMescompletamente il Mes. Invito tutti gli europarlamentari italiani, indipendentemente dal colore, a manifestare contro il Mes. Personalmente, a Bruxelles, andrò in giro con un cartello “No Mes”: per ribadire, appunto, che il Mes deve passare preventivamente dal Parlamento. Il popolo è sovrano, se lo devono mettere in testa.

(Antonio Maria Rinaldi, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Economista post-keynesiano contrario all’austerity europea imposta dall’ideologia neoliberista, Rinaldi – autore di saggi come “La sovranità appartiene al popolo o allo spread?” – è stato eletto europarlamentare nel 2019, come indipendente, nelle liste della Lega. Allievo di Paolo Savona, Rinaldi ha lavorato al Banco di Roma, all’American Service Bank e alla Fideuram, è stato funzionario alla Consob, dirigente all’Eni e direttore generale della consociata Sofid. Docente universitario, ha insegnato economia politica e finanza aziendale presso il Link Campus University di Roma, l’Università degli Studi del Molise di Campobasso e l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Pescara. Nei panni di analista e divulgatore, ha contribuito a creare il sito web “Scenari Economici”).

Fonte: https://www.libreidee.org/2020/03/rinaldi-a-gualtieri-non-firmi-il-mes-litalia-e-gia-in-ginocchio/

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