Suadente e Crudele. La Dittatura Sanitaria anticipata da un Racconto di Dino Buzzati

di Matteo Donadoni
“Benché avesse soltanto una leggerissima forma incipiente”, il signor Giuseppe Corte era ricoverato in un “celebre sanatorio, dove non si curava che quell’unica malattia”.
Si tratta di un racconto di Dino Buzzati intitolato “Sette piani”, una specie di finestra (di Overton?) sul presente, aperta nel passato e con tutta l’aria di avere una bella vista sul futuro, almeno psicologicamente parlando. Il paziente, “dopo una sommaria visita medica”, viene messo al settimo piano di un bell’edificio che sembra un albergo, in una “gaia camera”, con vista su uno dei quartieri più belli della città e “tutto era tranquillo, ospitale e rassicurante”.
Dall’infermiera viene a sapere la caratteristica di quell’ospedale: “i malati erano distribuiti piano per piano a seconda della gravità”,”al primo quelli per cui era inutile sperare”. “Questo singolare sistema, oltre a sveltire grandemente il servizio, impediva che un malato leggero potesse venir turbato dalla vicinanza di un collega in agonia, e garantiva in ogni piano un’atmosfera omogenea”…