Workaholism: la dipendenza dal lavoro

La sindrome da workaholism è un comportamento patologico pericoloso: vediamo gli eventuali segnali e i possibili rimedi.

La dipendenza dal lavoro è un disturbo ossessivo-compulsivo ancora poco conosciuto che tuttavia, a differenza di quanto si possa pensare, colpisce sempre più persone.

Il termine “workaholism” è stato coniato sul modello dell’inglese “alcoholism” per indicare il bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente. Si tratta dunque di una dipendenza che non ricorre ad un agente esterno per avere un appagamento istantaneo (come alcolismo e tossicodipendenza), bensì allo svolgimento di un’attività che in futuro porterà una remunerazione.

I sintomi più ricorrenti di un workaholic

Un workaholic è un vero e proprio maniaco del lavoro che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare e che ha un comportamento che, a lungo andare, ha conseguenze negative anche sulla sua salute fisica e mentale.

Gli studiosi dell’Università di Bergen hanno individuato sette segnali utili a distinguere un workaholic da una persona che è semplicemente molto dedita al lavoro.

Solitamente un workaholic:

– Pensa costantemente a come dedicare sempre più tempo al lavoro;

– Lavora per combattere stati d’ansia o di depressione o per ridurre i sensi di colpa;

Diventa stressato se, per qualche motivo, gli si impedisce di lavorare;

Non presta attenzione a coloro che gli consigliano di riposarsi;

– Finisce col dedicare al lavoro molto più tempo di quanto avesse previsto;

– Ritiene che il lavoro abbia la priorità anche sugli hobby e l’attività fisica;

– Lavora così intensamente da danneggiare la sua salute.

Il percorso per uscire dalla dipendenza

Dato che il workaholism fa parte delle cosiddette New Addiction (assieme allo Shopping Compulsivo e alla Internet Addiction ad esempio), gli studi riguardanti le possibili cure sono ancora ad uno stadio iniziale. Tuttavia, ci sono alcuni consigli degli esperti che possono tornare utili per uscire dal workaholism.

Vediamo i cinque metodi suggeriti dalla coach e formatrice statunitense Oby Bamidele:

  1. Organizzare del tempo da dedicare a sè stessi: imparare ad avere cura di se stessi e dedicare del tempo ad un bagno caldo, alla lettura di un libro o ad una gita giornaliera.
  2. Trovarsi un hobby: le persone dipendenti dal lavoro dovrebbero trovarsi degli interessi divertenti e non inerenti all’attività lavorativa, come ad esempio la cucina, la danza, il cucito.
  3. Pianificare il proprio tempo: decidere con anticipo il proprio orario settimanale e spartire il tempo tra lavoro e attività rilassanti e/o divertenti.
  4. Condividere: parlare delle proprie sensazioni e dei propri stati d’animo con familiari o amici fidati può essere incoraggiante e motivare il workaholic a cambiare routine.
  5. Essere grati: secondo l’esperta potrebbe essere utile scrivere ogni giorno una lista delle piccole cose per cui si è grati. Questo potrebbe aiutare ad apprezzare anche le piccolezze non inerenti al lavoro.

Fonte: https://saluteuropa.org/prenditi-cura-di-te/workaholism-la-dipendenza-dal-lavoro/

LA LUCE
di Marcello Pamio

La Luce

di Marcello Pamio

Un prezioso libro dedicato alla Vita e alle leggi che regolano la Natura.

Educare deriva dal latino Educere: vuol dire tirare fuori, condurre fuori.

La malattia - intesa come segnale - educa, cioè porta fuori dal corpo il malessere, il male dell'essere. Il termine malattia è riconducibile anche alla parola male, non a caso infatti si usa indifferentemente il termine male per indicare una patologia o malattia.

Male a sua volta è simile all'aggettivo latino Malus, che significa cattivo, nocivo, dannoso e in senso astratto indica il nero, come mancanza di luce. Quindi da un punto di vista simbolico non è sbagliato pensare alla malattia come "Mancanza di Luce"!

Per essere ancora più precisi e per rientrare perfettamente con le tesi riportate in questo libro, Malattia deriva da Mala Acta (azioni), che significa: azioni contrarie alle leggi universali, alle leggi della Natura. In antitesi alla mancanza di luce, il termine Salute deriva da Sat Lux, cioè abbastanza luce. Questo lavoro parla di luce ma non solo...

"Tra il Sole e l'organismo umano c'è lo stesso collegamento che esiste tra Dio e l'anima umana. Senza questo collegamento non è possibile lo sviluppo umano.

Il Sole è la fonte dell'energia vitale per l'intero Sistema Solare. I primi raggi del sole all'alba sono i più potenti. Questo è anche il momento in cui l'organismo umano è più ricettivo verso l'energia del sole.

Bisogna ricevere e processare ciò che il Sole dona. Gli esseri umani assorbono energia solare per il loro cervello, polmoni, stomaco e corpo. C'è intelligenza in quella energia.

Salutare il sorgere del sole significa coscientemente diventare uno con lui, perché la sua energia possa fluire nel nostro organismo. Tanto più assorbite energia solare, tanto più acquisite magnetismo e dolcezza. Salutando la luce con amore, ne traete benefici".

- Peter Deunov -

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