Lifelong learning: quando la laurea non basta

di René Verneau

Per lifelong learning si intende quel processo di apprendimento duraturo e permanente caratteristico del mondo lavorativo del XXI secolo. Per capire meglio questo recente modello occorre fare una breve digressione.

L’apprendimento culturale cumulativo

"Una volta che si smette di imparare, si inizia a morire"“Una volta che si smette di imparare, si inizia a morire”L’acquisizione di conoscenze e competenze risulta essere l’obiettivo e la risorsa principale atta a garantire la propria sopravvivenza e quella delle future generazioni. L’evoluzione naturale ha comportato notevoli modifiche nel ramo dei primati dai quali discendiamo in quanto esseri umani; basti pensare alle capacità proprie dell’essere umano alla nascita. Punto di debolezza della nostra specie all’origine è la mancanza di armi naturali e la totale dipendenza dagli adulti. Questa debolezza diventerà, attraverso la socializzazione e la crescita dell’individuo, un notevole punto di forza, trasformando l’esemplare adulto in un dominatore della natura, o aspirante tale.

L’essere umano nasce incompleto, incapace e indifeso se paragonato ad altre specie animali. Il vero punto di forza è rappresentato, biologicamente, dalla flessibilità delle fontanelle craniche, le quali permettono al cranio e al cervello di espandersi per anni dopo la nascita. Ciò predispone l’essere umano ad una notevole creazione di sinapsi e, importante per il tema trattato, una grande capacità di apprendimento. L’apprendimento, svincolato dalla precarietà della trasmissione orale, si solidifica nella cultura scritta, che rende possibile una maggiore stratificazione di conoscenze destinata a perdurare nei millenni.

La spinta evolutiva culturale

"Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre"“Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre”Se l’educazione e l’istruzione sono state per migliaia di anni lo strumento per creare membri adulti della società a partire dai bambini, assistiamo nella nostra epoca a una importante spinta evolutiva sul piano culturale. Secondo i dati Istat nel 1950 solo l’1% degli italiani erano in possesso di una laurea e l’età media della popolazione all’epoca si attestava intorno ai 47 anni; nel 2001 il 7,1% degli italiani è in possesso di un diploma di laurea, mentre l’età media della popolazione oscilla intorno agli 54 anni. Considerando questi dati, possiamo dedurre che sebbene l’età media sia aumentata di poco, il numero di laureati si è moltiplicato sette volte. Perché?

L’ideologia della concorrenza

Il benessere economico sperimentato agli inizi degli anni ’80 ha consentito agli italiani un progressivo allontanamento dal settore primario e secondario, complice anche un nascente classismo verso chi viveva di un mestiere classico. L’avvento della globalizzazione, con le sue delocalizzazioni produttive, frantumazione dei contratti sociali e welfare state, hanno portato all’inizio di una escalation concorrenziale lavorativa sulla base di titoli e competenze acquisite. L’ideologia imperante dello studio ha portato ad un boom di iscrizioni a vecchi e nuovi corsi di laurea, dottorati, master. Crescono e fioriscono le agenzie private di formazione professionale, le quali si fanno carico delle necessità di studenti acculturati ma impreparati dal punto di vista professionale.

La nascita del lifelong learning

Propaganda ed obiettivi del lifelong learningIl lifelong learning entra nell’immaginario collettivo intorno al 2000 dopo il vertice del Consiglio Europeo di Lisbona. Durante il vertice, viene promosso un nuovo piano di istruzione e formazione, con il fine di integrare un numero sempre maggiore di persone e lavoratori. Crolla di fatto il paradigma degli anni ’60-’70 scuolalavoro, o scuolauniversitàlavoro. Gli effetti del cambiamento sono molteplici:

– si sminuisce il valore di una gran quantità di lauree;
– si moltiplica il numero dei corsi di laurea;
– si rendono i vari corsi di laurea compartimenti stagni che solo attraverso studiati e costosi corsi di formazione post-laurea possono essere attraversati;
– si creano corsi di formazione specifici che rendono inutili dal punto di vista concorrenziale il possesso di una laurea.

Virtù o debolezza?

Non si smette mai di imparareLa learning society che stiamo sperimentando racchiude in sé elementi virtuosi, quali la crescita delle competenze personali e la qualificazione dei lavoratori nella nuova era digitale, l’aumento della concorrenzialità e in generale dell’evoluzione culturale dell’intera società. L’aumento della concorrenzialità ha però valore solo in un tipo di società concorrenziale, dove viene assecondata la stessa ideologia capitalistica che ha portato allo stato attuale delle cose. Si costringe di fatto lo studente, l’inoccupato e il lavoratore a partecipare al lifelong learning, programma di formazione continua, spesso a proprie spese. Vengono ignorate o comunque ritenute insufficienti le competenze e le qualifiche acquisite in precedenza.

Il divario generazionale-culturale

L’elemento più debole della strategia del lifelong learning è purtroppo il contesto socio-lavorativo attuale: sebbene l’evoluzione della società sotto questi punti di vista appaia come un bene assoluto, nella realtà lavorativa che ci circonda è facile riscontrare una grande quantità di ruoli lavorativi del settore terziario ricoperti da persone che non sono in possesso di quelle numerose qualifiche ed esperienze pregresse che trenta anni fa non erano contemplate e che invece oggi sono richieste e domani saranno un must, tra cui le lingue straniere. L’ideologia della formazione e della concorrenza promosse nella società non sembra permeare vaste aree del terziario, limitando la crescita culturale e l’acquisizione di competenze necessarie ai vecchi lavoratori, ignorando la possibilità di rottamare gli stessi organici in favore di un ricambio generazionale volto alla competenza e all’efficienza.

Una società non sufficientemente predisposta alla mobilità sociale e al ricambio generazionale sta calpestando ed utilizzando strumentalmente la generazione X come un ponte tra il vecchio e il futuro.

Articolo di René Verneau

René Verneau, vicedirettore di Sociologicamente. Sociologo, educatore sociale, mediatore culturale, psicomotricista, allenatore di judo e autodifesa. Appassionato di natura e culture.

Fonte: https://sociologicamente.it/lifelong-learning-la-laurea-non-basta/

NATUROIGIENISMO
Star bene con gli elementi naturali e le nostre forze vitali
di Corrado Tanzi

Naturoigienismo

Star bene con gli elementi naturali e le nostre forze vitali

di Corrado Tanzi

Essenzialmente, la Naturologia non è una medicina o una metodica non convenzionale, ma un vero e proprio metodo complementare.

La Naturologia non cura, non emette pareri diagnostici, non usa terapie, non si occupa delle patologie, non sostituisce il medico e i mezzi utili alla valutazione della malattia. Essa tende a realizzare un fenomeno d'autoguarigione grazie alla forza vitale dell'individuo, risvegliata grazie agli stimoli prodotti dalle procedure non terapeutiche dell'Igiene Vitale.

Insegna uno stile di vita più idoneo alla natura umana in rapporto con l'ambiente.

Promuove una vita igienicamente più corretta ai fini del benessere psicofisico individuale e collettivo, finalizzando le sue risorse ad una migliore conoscenza di se stessi per l'autogestione della salute in casa propria (senza mai astenersi dal sostegno del medico, spesso imprescindibile), e questo grazie all'utilizzo degli agenti naturali che sostengono la vita (acqua, aria, terra, alimento...) quali risorse igieniche per equilibrare lo stato termico del corpo, oltre ai processi nutrizionali e d'eliminazione cutanea, digestivi, polmonari, renali ed emozionali.

Si fonda su tre aspetti fondamentali: filosofico, scientifico e tecnico.

  1. La base filosofica è costituita dal concetto d'energia vitale, un aspetto filosofico-spirituale su cui poggia tutto il sistema.
  2. La base scientifica e dottrinale si articola in tre direzioni indispensabili per la corretta applicazione delle tecniche naturali: la conoscenza dei liquidi organici (sangue, linfa e sieri cellulari); ossia la conoscenza dei processi e dei meccanismi fisiologici condizionati dal secondo aspetto, l'equilibrio termico fra temperatura interna ed esterna del corpo indispensabile per consentire, favorire e regolare lo scambio umorale dei liquidi già citati. Il tutto finalizzato alla normalità dei processi di nutrizione e di eliminazione delle scorie che condizionano lo star bene. La terza direzione è la conoscenza dei fenomeni fisici di diffusione e osmosi, elementi scientifici fondamentali e indispensabili per l'esecuzione corretta delle pratiche idro-termo-fango-normalizzanti, atte a perseguire l'equilibrio termico e umorale.
  3. La base tecnica è quella del Naturismo, ossia l'uso degli agenti fisici e realmente naturali che consente la vera autogestione del benessere senza dipendere da terze persone, fatta eccezione per i necessari supporti di competenza tipicamente medica.

Il naturismo consiste nell'uso di diversi agenti fisici o naturali e si distingue -senza disconoscerle - da altre tecniche naturopatiche. In questo contesto, gli agenti naturali - alimenti, bagni, esercito fisico, piante, ecc. - non sono utilizzati a caso o a livello sintomatico ma secondo un piano prestabilito dove essi figurano sempre in gerarchia applicativa nelle tre fasi di disintossicazione, rivitalizzazione, stabilizzazione.

Grazie a questo piano gerarchico e sintetico, è possibile normalizzare le funzioni organiche che permettono di provocare l'autoguarigione, grazie agli umori circolanti e in funzione della forza vitale risvegliata.

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