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LE DUE CASE DEI RICORDI – racconto evolutivo
Immagina che improvvisamente, rientrando a casa, tu ti accorga che la porta d’ingresso è di una specie di metallo incandescente. Senti che odora di zolfo, la osservi e noti che reca sulla sommità una figura demoniaca. Di fianco a questa porta, però, ne scorgi un’altra, di un bel colore azzurro chiaro tendente al bianco. Ti stupisci perché quest’altra porta è adornata di luce e profuma di fiori. E’ sempre stata lì, in realtà. Qualche volta ci sei anche entrato, ma è da tanto tempo che non la apri. La osservi e pensi “Beh, probabilmente non si aprirà nemmeno più”.
Entri quindi nella prima porta, perché si trova nel posto in cui hai sempre trovato la porta di casa tua. Ti scotti la mano, l’odore è asfissiante, ma sei stanco e vuoi riposare, così entri lo stesso. All’interno la tua casa è pressoché identica a come l’avevi vista quel mattino, prima di andare al lavoro. Fa eccezione un particolare: sulle pareti, ovunque, ci sono foto appese una accanto all’altra.
Tantissime foto che ritraggono i momenti più brutti della tua vita.
Nel soggiorno c’è una foto dei tuoi genitori che ti sgridano, in un’altra il tuo cagnolino morto. In altre foto ci sei tu che piangi perché i tuoi compagni di scuola ti hanno trattato male, ci sei ancora tu che prendi brutti voti a scuola e vieni rimproverato dai tuoi genitori perché non sei abbastanza bravo! In cucina ci sei tu che vieni licenziato, che non passi un esame. Nel bagno ci sei ancora tu che vieni derubato, che vieni insultato da tante persone. E poi in camera da letto ci sei tu che vieni lasciato dalla persona che ami, ci sei tu che piangi disperato per la perdita di una persona cara. Ci sei tu che stai male e pensi che vorresti solo morire perché il mondo non ti piace, perché la vita è troppo difficile.
Triste, ti accasci sul letto intriso di fuliggine e ti addormenti stremato, in lacrime. Passi la notte lì, il mattino dopo ti svegli, stanco, disorientato, triste. Ti alzi dal letto e vai al lavoro.
Alla sera torni, trovi di nuovo le due porte, ma sei così stanco che automaticamente entri in quella incandescente. Sei esausto, distratto, e non vedi l’ora di andare a dormire. Di nuovo, per tutta casa, rivedi quelle foto e stai male. Vai a letto, sei angosciato, triste, malinconico. Ti addormenti e il giorno dopo ti svegli di cattivo umore. Vai al lavoro e la cosa si ripete. Per giorni, settimane.. anni.
Ma un giorno…
…incontri una persona sul pianerottolo, appena uscita di casa. Ti sorride, ti saluta gioiosa e se ne va per la sua strada. Incuriosito vai a vedere da dove è uscita: una porta in legno, bellissima, intarsiata, profuma di muschio e incensi. Nessuna porta con demoni di guardia. Solo una bellissima porta magica. Perplesso ti allontani, perché non capisci bene la situazione.
Vai al lavoro, di cattivo umore, ma la sera, di ritorno, decidi di dare una sbirciatina alla porta di fianco a quella in cui tutte le sere entri. Non è la porta in legno della tua vicina, ma ha un qualcosa di somigliante. Forse il profumo, forse i colori. Qualcosa ti dice che dovresti darci un’occhiata.
Sai che non hai la chiave, però ci provi. Afferri la maniglia perlata, la abbassi, è un po’ dura ma alla fine riesci ad entrare: la tua casa è sempre lì, identica. Ci sono le foto alle pareti, come nell’altra. Intimorito vorresti non guardarle, ma ti fai coraggio. E così in soggiorno trovi le foto dei tuoi genitori che ti tengono in braccio, felici per la tua nascita. I tuoi primi compleanni e i regali che sognavi da tanto tempo! Il cucciolo che hai tanto amato che ti fa le feste. I giochi con i tuoi amici dell’infanzia. Quand’è l’ultima volta che hai giocato con la serenità di quando eri bambino?
In cucina ci sono le foto della tua bicicletta nuova, di quella volta in cui hai riso così tanto da aver male alla pancia. Te la ricordi l’ultima volta in cui hai riso così tanto?
In bagno ci sono le foto dei tuoi successi a scuola, al lavoro. Ci sono quelle volte in cui hai guadagnato rispetto e approvazione perché ti sei impegnato.
Quand’è l’ultima volta in cui ti sei sentito davvero entusiasta di un progetto, di un traguardo, di quello che hai ottenuto con le tue sole forze?
E infine in camera ci sono le foto di quando ti sei innamorato le prime volte, di quando hai dato il primo bacio, tra imbarazzo e gioia, di quando qualcuno ha ammirato la tua bellezzariempiendoti di complimenti. Ci sono le foto di quando hai fatto quel viaggio, lontano dalle preoccupazioni. Ci sono le foto delle spiagge assolate e delle passeggiate sui monti. Ci sono le foto delle corse sui prati, delle farfalle e dei fiori che hai incontrato nella tua vita. Ci sono le foto di tutti gli abbracci che hai ricevuto in tutta la tua vita: ci sono tutte le foto di quando hai sorriso, di quando ti sei innamorato. Ci sono tutte le foto dei complimenti che ti hanno fatto, dei baci che hai ricevuto e che hai dato. Ci sono le foto delle persone che ami, che ti amano, anche di quelle che ti amano e magari non lo sai o non lo vuoi sapere.
Quand’è l’ultima volta in cui hai amato profondamente, disinteressatamente, qualcuno?
Quando hai donato i tuoi sentimenti ad una persona genuina, che ti amava e ti accettava per ciò che sei? Quando hai amato davvero una persona per ciò che è, nel profondo, per quel legame infinito che senti che trascende il tempo e lo spazio?
Ti addormenti col sorriso, con la pace nel cuore, pieno d’amore, in quel letto soffice che ti avvolge e passi la notte cullandoti nella brezza leggera. Ti svegli l’indomani con una sensazione di leggerezza, di spensieratezza e di voglia di vivere, di amare e di fare del bene. Voglia di condividere, di essere utile. Non ti interessa quanto guadagnerai quel giorno, se i tuoi investimenti saliranno o scenderanno. Non ti interessa se la persona che ami fa esattamente tutto quello che pretendi che faccia, perché la ami ugualmente. Non ti interessa se fuori c’è il sole, perché il calore ce l’hai nel cuore e nessuno può affievolire quella fonte vitale, solo tu, aprendo ogni sera la porta sbagliata e dormendo ogni notte nella camera degli orrori.
Vai al lavoro e passi una bella giornata. Non ti lamenti, non ti arrabbi con nessuno. Sorridi e coinvolgi le persone intorno a te.
Quand’è l’ultima volta in cui hai trascorso un’intera giornata piena e brillante?
La sera rientri a casa; non sei stanco. Sorridi alla tua vicina che rientra dall’ufficio, sorridente, spalancando una porta da cui escono folletti, fate e farfalle. Distratto, appoggi la mano sulla maniglia e ti ustioni. Controlli meglio ed hai aperto la porta della paura, della disperazione e della sofferenza. Guardi dentro, intravedi le stesse foto di sempre, quelle che ti dicono che la vita fa schifo e che tu sei una nullità, che meriti di soffrire e che sei destinato a consumarti nel fuoco. E’ l’abitudine, non puoi farci molto.Entri e subito ti senti male, così scappi fuori, ansimando.
La tua vicina ti guarda; è ancora lì, sull’uscio.. sorride compassionevole: “Per diversi giorni continuerai ad aprire quella porta” ti dice, rassicurandoti “è normale; l’hai aperta distrattamente così tante volte che oramai è automatico tornare ad impugnare quella maniglia. Ma, appena ti accorgi che stai male, che respiri a fatica, che la paura ti assale, esci subito di lì ed entra nella porta accanto. Vedrai che, col tempo, ti abituerai a scegliere di abitare in luoghi che ti fanno stare bene, a frequentare persone che ti fanno ridere. Ti abituerai a compiere azioni verso il benessere, perché ciò che sei è qualcosa di splendido e per qualcosa di splendido occorre un luogo speciale e ricco di equilibrio ed armonia. E quando questo non c’è, crealo tu stesso!”
Articolo di Daniela Coin – vietata la riproduzione senza l’autorizzazione dell’autore.
Fonte: http://www.consulentiolistici.it/le-due-case-dei-ricordi-abituarsi-stare-bene/