In un mondo di robot nessuno ascolta più

Internet ha sì migliorato le comunicazioni, ma ha anche ridotto i rapporti umani

Ho l’impressione che l’introduzione di internet, se ha enormemente accelerato le comunicazioni e snellito la burocrazia, ha anche ridotto i rapporti umani tanto da rendere più difficile capirsi, darsi e chiedere aiuto. Sto chiamando a un telefono e una voce impersonale mi risponde che ha il diritto di chiedere dati, poi mi avverte che c’è un’App, poi arriva la musica. Poi niente. Oppure da un servizio pubblico ti arriva un modulo con il tuo numero e dove ti chiedono la tua password, ma ti dicono che la password è sbagliata. Non è vero, era giusta, ma non c’è nessuno a cui dirlo. Oppure sei su un treno, la temperatura sale a trenta gradi o scende a quindici, ma non sai a chi rivolgerti. Non c’è più un’autorità dotata di competenza con cui parlare.

La riduzione del personale, l’uso delle e-mail e dei formulari rendono spesso difficile la comprensione reciproca. Sarebbe bastato un breve colloquio per chiarire tutto. Tutto funziona bene e con l’intervento della persona umana solo nelle banche, nei negozi, nelle cliniche e negli alberghi di lusso. Qui si precipita qualcuno a spiegare, a offrire aiuto e a chiamare il direttore. L’automatismo è cieco per le masse, per i pendolari, per i poveri, per i vecchi che non conoscono internet. Si dice che è in atto un progresso, in realtà sta peggiorando la qualità della vita. Questo disagio è il frutto della mentalità imperante secondo cui per ridurre i costi si deve ridurre il personale anche in operazioni dove l’uomo è indispensabile. Un altro errore è di non tener conto che noi tutti abbiamo bisogno di rapporti umani in cui chiarire non solo gli aspetti tecnici ma anche i nostri dubbi, le nostre ansie. Questo è un campo in cui si possono fare grandi miglioramenti rimettendo gli esseri umani nei posti chiave. Non è possibile che in una stazione non si trovi nessuno, che non ci sia nessuno alle casse del supermercato. E bisogna tornare ad insegnare al personale quali sono i problemi del pubblico, come rispondere alle sue domande. Poi ridare ai responsabili autorità in modo che possano risolvere sul momento i nuovi problemi senza lasciare la gente allo sbaraglio. Il modello ideale del burocrate non deve essere il robot, ma la guida, il consigliere, il consulente che ti ascolta e ti capisce.

Articolo di Francesco Alberoni

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mondo-robot-nessuno-ascolta-pi-1532645.html

QUANDO IL SOFFIO SI RIVELA
Conoscere il passaggio della Morte per riconnettersi alla Vita
di Chantal Dejean

Quando il Soffio Si Rivela

Conoscere il passaggio della Morte per riconnettersi alla Vita

di Chantal Dejean

La Vita è talmente immensa che ogni giorno mostra di sé un volto nuovo e noi possiamo solo cogliere una parte di Lei, sapendo sempre che è Infinità.

Dal regno degli esseri della Natura, al mondo dei defunti, dalle anime dei suoi figli prima che nascessero, alle Luci che ci fanno da Guide, Chantal Dejean allena il suo essere alla raffinatezza e alla bellezza necessarie per poter entrare in risonanza con i mondi sottili ed in questo modo poterli vivere.

La nascita e la morte condividono lo stesso percorso

In questo libro Chantal Dejean, attraverso il racconto delle proprie esperienze a contatto con i mondi dell’aldilà, narra del viaggio che un’anima intraprende verso quello che è oggi la nostra vita sulla terra.

Il mistero che avvolge il senso dell’esistenza, il luogo da cui veniamo e ciò che siamo venuti a fare, crea grandi lacune nel nostro vivere e nelle fasi successive del Dopo vita.

Questo libro vuole essere una guida, un illuminatore di quel viaggio che tutti stiamo già affrontando.

Con conoscenze che provengono da una visione medianica e chiaroveggente l’autrice descrive e accompagna tappa dopo tappa il lettore in tutte le fasi che l’anima affronta prima e dopo la vita terrena. Dal proprio vissuto, a consigli pratici, dall’incarnazione alla dipartita, alle fasi pre-morte e post-mortem questo scritto diventa una mappa pratica per meglio saper vivere e morire.

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