“Il tasso di letalità del coronavirus in Italia è almeno 10 volte inferiore ai dati ufficiali”. Nuova intervista all’epidemiologo Salmaso

di Patrizia Cecconi

Londra 11 marzo 2020

“Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico/pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione”

D. Buongiorno dottore, bentornato in Italia… dall’Austria, visto che la Tanzanìa aveva chiuso i voli con l’Italia. Se avesse tardato qualche giorno non sarebbe più entrato neanche dall’Austria! Ormai siamo qualificati come appestati e io stessa non posso tornare in Italia perché la Gran Bretagna ha chiuso i voli, sebbene abbiano anche loro il virus, ballano, si abbracciano, ti tossiscono in faccia, ma si sentono immuni, però hanno chiuso una scuola frequentata da italiani ! Passiamo all’intervista, cosa pensa della situazione che si è creata in Italia e i numerosi decessi che si sono avuti in seguito alla Covid-19?

R. Ogni anno in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10/3/2020: 8514 casi con 631 deceduti (ISS-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore.

D. Bene, può dirci qualcosa di più circa l’ultima influenza stagionale in Italia di cui si hanno i dati ufficiali?

R. Sì, sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico/pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza. Se i media due anni fa avessero scatenato il putiferio attuale, non meno di 75.000 malati con influenza avrebbero intasato le rianimazioni, al ritmo di 750 nuovi ingressi ogni giorno (finora in rianimazione ne abbiamo ricoverati 650 in tutto). Questi dati confermano che siamo di fronte a una epidemia di panico e che gli untori per eccellenza sono i media.

D. Ci dicono che in Italia abbiamo il più alto tasso di letalità e questo ci sta portando ad essere considerati “gli untori” per antomasia in Europa, tanto che siamo ormai isolati e, come me,  molti altri non possono rientrare.

R. I dati più affidabili vengono dalla Corea del Sud, che registra tassi di letalità attorno al 6 per mille (1/12 dei nostri). Questo si spiega perché la Corea ha fatto test a tappeto fin dall’inizio (già più di 200.000) e conferma quanto abbiamo detto sopra, cioè che le nostre statistiche usano un denominatore (persone infettate) assai ridotto e selezionato, il che ingigantisce falsamente il rapporto morti/infettati, cioè il tasso di letalità.

D. tra i tanti messaggi che arrivano nei social, in particolare in Whatsapp che è forse il più diffuso tra i mezzi di comunicazione veloce via smartphone, arrivano appelli di medici di rianimazione veramente preoccupanti, può dirci qualcosa in proposito?

R. Il nostro Sistema Sanitario pubblico collocava l’Italia ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto qualità/costi, ma a partire dal 1992 (legge-delega per la privatizzazione del SSN) è stato smantellato per favorire le speculazioni private, che non hanno alcun interesse a investire nei settori più costosi, come grandi chirurgie e rianimazioni. Mi permetta di dire che questo fatto non sarà mai ribadito e condannato abbastanza. Però le testimonianze e gli appelli accorati da parte di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva, ora sotto pressione per i malati gravi con Covid19, mentre sono condivisibili sul piano umano, sono fuorvianti per la comprensione di questa “epidemia”. Sarebbe come usare la testimonianza del marinaio di una scialuppa di salvataggio del Titanic per ricostruire la storia di quel naufragio… ma qui abbiamo solo qualche scialuppa: non c’è né il Titanic né l’iceberg. Non c’è epidemia, non c’è pandemia. E abbiamo due precedenti famigerati, proprio con due varianti di coronavirus che fecero tanto scalpore per poi rivelarsi veri e propri “fuochi di paglia”: la SARS del 2002 (8000 casi in tutto) e la MERS del 2012 (800 casi). Noti che la SARS ebbe una letalità del 9% e la MERS addirittura del 38%.

D. Stanno arrivando voci di vaccini “quasi” pronti da parte di Israele o degli USA che potrebbero salvare molte vite aggredite da questo virus, lei cosa ne pensa?

R. Tanto rumore per un vaccino? Nell’influenza comune del 2017-18 il ceppo prevalente era A/H1N1pdm09 (più noto come H1N1 o “suina”), ed era incluso nel vaccino antinfluenzale somministrato a circa la metà degli ultrasessantacinquenni italiani, non solo quell’anno, ma anche negli anni precedenti. Quel ceppo ebbe origine nel 2009 negli USA, come variante dell’influenza suina. Nel 2010 il nostro Ministero della Salute si impegnò a pagare 184 milioni di euro alla Novartis per 24 milioni di dosi di vaccino contro la “H1N1 suina”, ma anche quella annunciata “pandemia” in realtà fu una vera e propria bufala mediatica: di fatto furono vaccinati meno di un milione di italiani, e 9 milioni di dosi di quel vaccino rimasero nei frigoriferi delle ASL.
Parlare di Israele (Netanyahu promise il vaccino a una settimana dalle recentissime elezioni) o di USA (pure loro in campagna elettorale, coi cittadini che, se disoccupati e non coperti da assicurazione, devono pagare una somma notevole per farsi fare un tampone, e per giunta col più alto tasso di risultati falsi positivi nel mondo) data la situazione conosciuta, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

D. L’ultima domanda che le faccio, dottore, è cosa pensa delle misure per ridurre il contagio prese dal governo italiano.

R. Il grande Ennio Flajano diceva che in Italia “la situazione è grave ma non seria”. Per tutti i dati che abbiamo qui esaminato, dovremmo concludere che questa volta la situazione è “seria ma non grave”. Dico “seria” nel senso che le misure adottate riflettono l’ansia di dimostrarsi “seri e responsabili” ma mi domando: verso chi? Verso la UE? Verso la NATO? Perché non verso i cittadini italiani? Il primo requisito della serietà è la coerenza, e ogni cittadino lo sa se ha ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40 giorni. Walter Ricciardi, imbarcato nel pieno della tempesta, ha fatto miracoli sia nel fronte interno che su quello internazionale. E quando infuria la tempesta, quando le vele sono già lacerate e la barca è piena d’acqua, puoi solo spalare acqua e stare zitto. In scienza e coscienza io credo di spalare acqua, di rattoppare almeno qualche vela, e di stare (quasi) zitto. Ho detto quasi zitto: solidale coi colleghi (anche sottopagati) che fanno turni stressanti negli ospedali devastati da trent’anni di filibustering neoliberista, ma anche urlante a squarciagola contro “colleghi” veri o sedicenti tali che, in anonimato, seminano il terrore parlando di “nipotini che uccidono i nonni”, o di “incoscienti che escono a fare una passeggiata”, o che spacciano il prodotto XY come panacea curativa (e soprattutto preventiva, così non scappa neanche un potenziale cliente fra i 60 milioni) contro la “peste del 2020” che avrebbe una “contagiosità pazzesca” e una mortalità (sarebbe troppo pretendere da loro il termine corretto letalità) “spaventosa”. Ripeto: chi sta in prima linea negli ospedali oggi è davvero sotto stress, va rispettato e sostenuto, e le misure ragionevoli per ridurre le probabilità di contagio vanno adottate, ma un grande quotidiano della mia regione, il Veneto, oggi riferisce che abbiamo 498 letti di terapia intensiva, di cui 67 occupati da pazienti con tampone positivo per Covid19.

E torniamo alle autorità: minacciano 3 mesi di galera se una nonna si sposta in un’altra città per accudire i nipotini che sono rimasti senza scuola e senza babysitter (i genitori possono andare anche in capo al mondo, in un’azienda con migliaia di dipendenti, se quello è il loro posto di lavoro e il contagio passa in secondo piano). Lei ha visto anche solo la minaccia di una sanzione qualunque contro chi semina panico, a cominciare dai media mainstream?

D. Quindi lei accusa le autorità di poca coerenza se capisco bene?

R. Certo, manca coerenza! Per ottenere responsabilità consapevole bisogna offrire coerenza. Io, credo coerentemente, da 40 giorni sto spiegando che, se confrontata con le vere pandemie, l’attuale “tempesta” assomiglia piuttosto a quella che un certo Truman Burbank deve affrontare nel film “The Truman Show”. E vorrei tanto sbagliarmi, ma ci vedo una non trascurabile differenza: le nostre autorità non sono Christof, non stanno nella cabina di regia ma nella barca, con Truman, me, lei, e 60 milioni di sciagurati concittadini. Se può consolare, al posto di Christof non ci vedo né i politici di Bruxelles né Trump. Nella cabina di regia io, già a metà gennaio, ho visto CNN, NYT, Guardian, e tutto il codazzo mainstream.

D. La ringrazio del tempo che ci ha dedicato e vado a fare un giro per Londra dove, fino a ieri, sono riuscita a contare solo 11 mascherine e tutte su visi orientali, ma tante persone raffreddate, serenamente starnutenti e tossicchianti sui mezzi pubblici e per la strada alla faccia delle precauzioni che hanno portato le loro autorità a isolare l’Italia.
Leggi le altre due interviste al dott. Leopoldo Salmaso, medico epidemiologo di Padova. Lavora con le popolazioni rurali della Tanzania da oltre trent’anni. Autore di “AIDS: Sindrome da Indifferenza Acquisita?” 

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sciacalli_panico_e_virus_litalia_sta_dando_i_numeri_intervista_allepidemiologo_leopoldo_salmaso/5496_33231/

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-Ci_Raccontano_Dellincubo_Coronavirus_Dalla_Cina_Ma_In_Africa_Uccide_La_Malnutrizione_E_Linvasione_Di_Locuste_Fa_Paura/82_33083/

SENZA IO E SENZA DIO
Il risveglio come necessità
di Salvatore Brizzi

Senza Io e Senza Dio

Il risveglio come necessità

di Salvatore Brizzi

Impostazione filosofica, profondità e realizzazione dell'Essere. Le parole chiave che caratterizzano il nuovo libro di Salvatore Brizzi. L'energia che passa dal suo scrivere non è solo quella intellettuale bensì quella intuitiva e realizzativa, per cui l'invito non è quello di capire ma è di sentire e diventare.

Il risultato non sarà certo l'erudizione ma la liberazione.

Realizzare la verità indagando il pensiero intuitivo, per conoscersi con altri occhi, risvegliarsi e scoprire il senso delle nostre emozioni è possibile?

L’uomo può realizzare la verità circa l’esistenza utilizzando come mezzo d’indagine la filosofia occidentale, ossia facendo leva esclusivamente sul pensiero?

La risposta è sì, se questo pensiero viene utilizzato in tutta la sua profondità, fino a sfociare nella contemplazione.

Affidarsi esclusivamente al pensiero “superficiale” o “calcolante” per giungere alla verità, rappresenta invece il grande errore della filosofia moderna.

La conoscenza circa il significato dell’universo e delle nostre singole vite esiste già, è sempre stata a nostra completa disposizione ed è già stata realizzata da molti altri saggi prima di noi, bisogna però avere il coraggio compiere un cammino che non è solo di studio, ma implica una trasformazione interiore del ricercatore stesso, in quanto l’essere non lo si capisce, ma lo si realizza.

Questo è un libro di riflessioni filosofiche che hanno lo scopo di attivare il pensiero intuitivo o contemplativo nel lettore realmente motivato.

La prima versione di questo testo – pubblicata nell’anno 2000 – è stata ricavata dagli appunti personali dell’autore, Salvatore Brizzi, redatti tra il 1995 e il 1999. Questa è la versione aggiornata nel 2022 dallo stesso autore e resa più fruibile rispetto al testo originale, oramai non più ristampato da molti anni.

Brizzi nel suo "Senza io e senza Dio" ha voluto porre le basi della “teoria del risveglio della coscienza alla verità”, affermando che la prima domanda da porsi, antecedente qualunque indagine filosofica è: «Chi è colui che vuole conoscere la verità?»

Senza la risposta a tale domanda ogni indagine filosofica risulta fallata già all’origine. La soluzione a tale fondamentale quesito non può risiedere in una spiegazione intellettuale, perché implica l’ingresso in un nuovo stato della coscienza.

Estratto dal libro

In questi anni ho incontrato tanti personaggi appartenenti a vari ambiti del sapere umano. Quando posso confrontarmi con uno studioso di fisica o, ancora meglio, di astrofisica (ma è molto più difficile incontrarne uno), pongo sempre la fatidica domanda: «Ma agli studenti insegnate ancora che l'universo è nato da un grande scoppio iniziale?»

Sì. È ancora l'ipotesi più accreditata, rispondono di norma.

«Ma lo scoppio come è avvenuto, se prima non c'era proprio nulla?» insisto io.

«La domanda non ha senso, perché spazio e tempo sono iniziati dopo lo scoppio» mi rispondono di solito, per liquidare l'argomento, accompagnando la risposta con un sorriso sardonico.

Ecco, la sensazione che si prova e la stessa di quando un neuroscienziato ti risponde che «i ricordi sono immagazzinati nel cervello», come se fosse la cosa più ovvia del mondo e ironizzando sul fatto che tu non ci sia arrivato da solo.

In verità, così come è piuttosto azzardato immaginare che un ente mentale come un ricordo, un'aspirazione, una Legge della fisica, un romanzo non ancora scritto... possano trovarsi da qualche parte dentro i neuroni o "emergere magicamente" dalla loro attività elettrochimica, e altrettanto azzardato immaginare che qualcosa possa essere accaduto in assenza di spazio e tempo e senza l'intervento di nessuno.

Ci sarebbero giusto un paio di teorie su cui si fonda tutta la nostra fisica che si scioglierebbero come un pupazzo di neve che inciampa e scivola dentro un camino. Se spazio e tempo nascono con il Big Bang, allora "prima" non valevano nemmeno le leggi fisiche, quindi il Big Bang non solo avrebbe dovuto "causarlo" qualcuno, ma avrebbe anche dovuto farlo in barba alle leggi della fisica, sia classica che quantistica, le quali implicano sempre e comunque lo spazio tempo.

[...] Che cos'è il vuoto – e quindi cosa c'era prima del Bing Bang e a fondamento dell'attuale universo – lo si può comprendere solamente in maniera diretta e soggettiva, accedendo a uno stato di coscienza non ordinario che va addirittura oltre la coscienza impersonale [...].

Il vuoto è una sorta di consapevolezza primaria, fondamentale e suprema.

...

I commenti sono chiusi.