Il primo Great Reset

“Nell’agosto 1918 venne deciso di istituire una vera e propria “dittatura alimentare”. Lo Stato ebbe il monopolio completo degli approvvigionamenti […] introdusse un sistema di tessere alimentari con cui decideva cosa e in quale misura ciascuno poteva mangiare… noti scrittori, studiosi ed esponenti della società civile sgraditi ne furono vittime. […] Successivamente vennero proibite, senza eccezioni, tutte le attività economiche, perfino i più piccoli negozi di sarto, calzolaio o gelataio”

“Rispetto al 1913, tra il 1920 e il 21 la produzione industriale era calata dell’82 per cento e la produzione di cereali del 40 per cento. Le città si svuotarono perché i loro abitanti scapparono in campagna alla disperata ricerca di cibo. La popolazione di Pietrogrado da quasi due milioni e mezzo di abitanti si ridusse a circa 740 mila, con un salto in meno pari ai due terzi della popolazione; nello stesso periodo Mosca perdette circa la metà dei suoi abitanti, mentre il totale della popolazione in Russia diminuì di circa un terzo” (statistiche di Krasnaia Gazeta 9 febbraio 1921).

Per quanto riguarda la forza lavoro quella non impiegata in agricoltura si ridusse a meno della metà rispetto a quando i bolscevichi avevano preso il potere: da 3milioni e 600 mila a 1 milione 500 mila persone”.Il potere d’acquisto dei salari operai calò i due terzi rispetto al livello del 1913-14. La politica economica comunista era riuscita in brevissimo tempo la quinta economia del mondo”.

Riprendo la magistrale prefazione di Paolo Sensini al “Il Terrore Rosso in Russia, 1918-1923 di Sergei Mel’gunov, il primo che documentò come fosse stato Lenin e non Stalin, a inaugurare il Terrore come metodo di governo – con la forte sensazione che questo passato sia il futuro che ci prepara il Gran Reset di Davos come da tabella di marcia esfiltrata dal Canada (rileggetela). L’analogia fra il “comunismo di guerra” e la dittatura sanitaria con gulaghizzazione (lockdown) delle popolazioni superflue e inquinatrici, sono abbacinanti.

Il nuovo lockdown decretato da Speranza con la firma di Draghi (in posizione di subalterno al primo) ci dice che non si fermeranno davanti a nulla, fino a che avranno raggiunto i loro scopi.

Lenin e il suo stato maggiore non si fecero fermare né convincere dalla palese distruzione non solo di vite umane, ma di tragico arretramento economico che la loro ricetta aveva provocato – al punto alienarsi la stessa classe sociale che pretendevano di favorire e metter in pericolo il regime stesso: perché contrariamente alla nostra passività di oggi, “nei primi tre mesi de 1920 furono toccate dagli scioperi tre quarti delle fabbriche. A dispetto delle minacce di arresto e fucilazione gli operai sfilavano al grido di ‘Abbasso i commissari!”.

Avevano “la scienza”

“La loro intenzione era di fare del 25 ottobre 1917 la data di inizio di una nuova civiltà, il punto di ripartenza della storia del mondo”, hanno scritto i Medvedev. “Ripartenza” è letteralmente quello che intende il Forum di Davos per Gran Reset. Lenin e il Comitato Centrale bolscevico facevano proprio lo slogan dei globalisti miliardari ed ecologici: “build back better”, ricostruire meglio una società sbagliata.

Come Bill Gates e Schwab, Lenin credeva di applicare “una verità scientifica”. Lui gli insegnamenti del marx-leninismo: “arrogandosi la facoltà di conoscere le “specie” sociali, Lenin decise quali dovevano scomparire perché condannate dalla storia“; esattamente come i miliardari globali, e i loro servi politici messi al governo dovunque in occidente, hanno (con l’impostura della pandemia) abolito intere categorie sociali che ritengono dannose (gli occupati in turismo accoglienza e tempo libero, fino alle compagnie aeree low cost e agli attori) e smantellato interi servizi sociali destinati ai superflui, dalla Sanita Pubblica universale alla Pubblica Istruzione alla previdenza sociale.

Bill Gates sta applicando al mondo la “scienza” del riscaldamento globale causato dall’uomo, l’oligarchia dei miliardari punta ad “aumentare” l’uomo con inserzioni tecnologiche, facendone il cyborg transumano.

Analogamente, “il Partito e i suoi ingegneri delle anime umane non si sarebbero più fermati fino a quando gli individui sotto il suo imperio non si fossero trasformati in rotelle (vintiki) sostituibili di un “ingranaggio tecnico” oppure una sorta di robot umani”.

Con queste premesse, stupirà apprendere che come i miliardari d’oggi puntano alla moneta digitale e al reddito universale di sussistenza digitale, anche i bolscevichi puntavano alla “completa abolizione della moneta”?

E come la Opendemocracy di Soros proclama che approfittando del virus “è ora dia bolire la famiglia”, così i rossi si adoperavano a “far esplodere il guscio della vita privata”, perché, come predicava la Krupskaia (la donna di Lenin) gli spazi privati al difuori dello Stato erano “un pericoloso brodo di coltura per controrivoluzionari”?

Nel 2030 non possederai niente e sarai felice, proclama il Forum. I bolscevichi, “per costringere le masse russe sull’altare di una “società futura” che esse dovevano preparare ma non godere  non c’era altro mezzo che il Terrore, ricetta che fu subito messa in opera sotto Lenin” (R. Mondolfo).

Da noi il terrore mediatico non basta, già si minacciano licenziamenti di medici e infermieri che cercano di sottrarsi al vaccino dagli imponenti effetti avversi; in Israele già non si possono fare acquisti al supermercato senza presentare la tessera di vaccinazione,; l’obbligatorietà viene imposta sempre più duramente.

Secondo le ultime informazioni in applicazione al lockdown Speranza,

A Merano istituiscono *l’obbligo di tampone* per entrare e uscire, coi *POSTI DI BLOCCO*.

Nel Comune di Bollate (MI) non si puo transitare, usano le telecamere per controllare chi non è residente, e se tu entri nel Comune in auto ti fermano prendono la targa e ti avvisano, la seconda volta incappi nella multa, 400Euro”

Anche l’iconoclastia dei Black Lives Matter ha il suo originale nel bolscevismo reale. “In nome del nostro domani metteremo al rogo Raffaello, distruggeremo i musei, schiacceremo i fiori dell’arte”, urlò il movimento Proletkul’t (Cultura proletaria). Giustappunto la Krupskaia, nominata dal marito direttrice del Comitato generale per l’istruzione politica, epurò le biblioteche sovietiche di 94 autori, fra cui Platone, Dante, Cartesio, Jules Verne, Ernst Mach, Fedor Dostojevski, Kropotkin al pari di Solo’vev – e furono vietati il Requiem di Mozart, quasi tutto Bach, e i Vespri di Rachmaninov”.

Impoverirono anche le menti

A giudicare dalla monocorde uniformità propagandistica di giornali e tv, con la demonizzazione di ogni deviazione dal pensiero unico, non siamo lontani dal momento che viene così descritto: a forza di “demagogia, di coercizione e di repressione, il governo statizzò, monopolizzò tutto, assolutamente tutto, perfino la parola, perfino il pensiero. Esso divenne il solo detentore di tutte le verità, il solo proprietario di tutti i beni materiali e spirituali”.

Il successo del Gran Reset 1920 è testimoniato da queste cifre ufficiali:

[…] Secondo l’Ufficio centrale di Statistica, in seguito alla carestia del 1921-22, morirono 5.053.000 abitanti. A queste vanno aggiunte quelle della guerra civile: el 1918-20 il paese perse 10 milioni di persone. Dunque tra il 1918 e il ’22 le perdite salirebbero a circa 15 milioni, il 10% della popolazione”. Per confronto in Spagna le perdite durante la guerra civile (1936-39) rispetto all’insieme della popolazione furono l’1,8%, nella Guerra di Secessione in Usa, l’1,6″.

Bill Gates si è lasciato sfuggre che a forza di vaccinare il mondo, si può ridurre la popolazione globale di un dieci per cento. Dati i mezzi più moderni, non dubitiamo farà meglio di Lenin.

In Italia si è cominciato col distruggere il motore…

Fonte: https://www.maurizioblondet.it/il-primo-great-reset/

LA VERITà, VI PREGO, SUL CIBO
Manuale di sopravvivenza alimentare
di Monia Caramma

La Verità, Vi Prego, sul Cibo

Manuale di sopravvivenza alimentare

di Monia Caramma

Qual è il lato nascosto del cibo che compriamo ogni giorno? Cosa devi sapere che nessuno ti ha ancora detto su ciò che mangi?

Questo libro ci fa capire cosa c’è veramente dentro i cibi che troviamo sugli scaffali dei supermercati e ci aiuta a fare le scelte più consapevoli per tutelare la nostra salute.

Uno strumento di autodifesa contro la disinformazione alimentare

Cosa contengono veramente i cibi che mangiamo, senza che ne siamo consapevoli? Attraverso il neuromarketing l’industria alimentare ci “costringe” ad acquistare i suoi prodotti, aggirando scientificamente le norme di legge e le tabelle nutrizionali con l’uso di claim di fantasia e informazioni distorte.

E, poiché la nostra unica guida sono gli spot pubblicitari, nessuno, né i produttori né i mezzi di informazione, ci aiuta a trovare le risposte che cerchiamo.

Questo libro inverte la tendenza: l’autrice, Monia Caramma fornisce semplici regole pratiche che ci permettono di leggere le etichette degli alimenti in modo critico, smascherando la presenza di coadiuvanti, coloranti, additivi e zuccheri nascosti. E parla anche in maniera molto trasparente di nichel, vitamine, materie prime e frutta extra UE, riso Basmati, bevande vegetali.

Un manuale rivolto non solo alle persone che vogliono conoscere meglio ciò che mettono in tavola, ma anche a chiunque soffra di intolleranze alimentari o di malattie di ogni genere, per aiutare il lettore a trovare il miglior compromesso tra il portafoglio e il mangiare sano.

Un testo lucido e chiaro, libero e indipendente, che ha un solo obiettivo: rendere il più possibile consapevole la spesa al supermercato, anche con lo sguardo rivolto alle nuove generazioni. Significativamente il libro si conclude con questo appello:

"Siate la spina nel fianco dell’industria alimentare, è l’unico modo per dare un futuro sano ai nostri figli e nipoti".

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