Ferdinando Imposimato e quell’ossessione per le mani sporche

So solo che in questo paese ci sono verità che qualcuno non vorrebbe far conoscere. Io però non mi rassegno, e fino a quando avrò fiato e forza andrò avanti. I segreti non si possono nascondere a vita. Prima o poi questo non sarà più il paese dei misteri. Questa è una mia certezza, granitica e incrollabile”.

Ferdinando Imposimato è in ascensore. Ha appena concluso una conferenza in difesa della Costituzione. Ne approfitto per fare quattro chiacchiere sulla vicenda di Pasquale Scotti, l’ex super latitante della Nuova camorra organizzata, vissuto alla luce del sole per oltre 31 anni in Brasile, e poi sbucato all’improvviso dalle tenebre con la “promessa” di raccontare roboanti verità. Un caso emblematico avvolto da silenzi e segreti inconfessabili.

Volevo un suo parere, un’opinione da parte di un giudice istruttore che si è occupato in carriera di alcuni tra i più importanti processi di terrorismo: dall’omicidio Bachelet al caso Moro e quello per l’attentato al Papa fino alle strane storie di camorra come appunto quella di Scotti con un tesserino dei servizi segreti in tasca.

Ricordo come se fosse oggi, il suo sguardo attento e penetrante dietro quei particolarissimi occhiali spessi. La cosa che mi colpì fu la sua conoscenza approfondita, minuziosa e zelante dei fatti. Non era scontato. Conosceva la vicenda, e aveva una sua precisa opinione che forse era più una lettura di eventi concatenati, inediti, nascosti nelle pieghe di indagini giudiziarie lasciate – come spesso accade – nel limbo del non riscontrabile.

Ferdinando Imposimato è stato un uomo caparbio con la toga tatuata sull’anima, magistrato controcorrente, giudice istruttore e presidente emerito della Cassazione. Non tutti però hanno accolto bene la sua vicinanza al Movimento 5 Stelle che addirittura lo voleva presidente della Repubblica. Armato di megafono ha arringato le folle. La sua serietà e autorevolezza era universalmente riconosciuta da tutti, in questa strana Italia di Guelfi e Ghibellini. Non sono mancate le “picconate” al sistema e allo stesso Movimento di Grillo. Forse la sua ultima disperata battaglia è stata in piazza contro la legge sull’obbligo vaccinale. Imposimato si è sempre mosso nel solco della Carta costituzionale e della sua difesa ad oltranza.

Il giudice era convinto e persuaso – su youtube ci sono i suoi ragionamenti – che esistesse un filo rosso che univa tutta una serie di delitti politici avvenuti in Italia, a partire dalla strage di Portella della Ginestra per arrivare alle stragi di Stato dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Da anni, Imposimato sosteneva che i fatti clamorosi che hanno sconvolto la vita del nostro Paese fossero telecomandati a livello internazionale.

Qualcuno lo accusava di un eccessivo complottismo, di una deriva poco oggettiva e sbilanciata sui grandi teoremi. Sta di fatto che il giudice Imposimato è stato un grande testimone e protagonista di battaglie civili, un attivismo commovente e d’impegno concreto accanto ai “suoi” giovani.

Da alcune settimane non mostrava la sua solita serenità e piglio battagliero. Chi ha avuto modo di parlargli rivela che spesso – negli ultimi tempi – diceva che era stanco e si sentiva dimenticato e messo da parte. E di frequente evocava la storia di suo fratello Franco, il sindacalista ammazzato, colpito da 11 proiettili, da un commando l’11 ottobre 1983, all’uscita dalla fabbrica. Una ferita sempre aperta che non gli ha impedito di perseguire imperterrito le sue grandi battaglie contro il malaffare e la collusione con il mondo istituzionale e politico.

Ecco, Ferdinando Imposimato è stato un esempio lucido di come le mani non bisogna tenerle in tasca ma sporcarsele sempre.

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/03/ferdinando-imposimato-e-quellossessione-per-le-mani-sporche/4071409/

SENZA IO E SENZA DIO
Il risveglio come necessità
di Salvatore Brizzi

Senza Io e Senza Dio

Il risveglio come necessità

di Salvatore Brizzi

Impostazione filosofica, profondità e realizzazione dell'Essere. Le parole chiave che caratterizzano il nuovo libro di Salvatore Brizzi. L'energia che passa dal suo scrivere non è solo quella intellettuale bensì quella intuitiva e realizzativa, per cui l'invito non è quello di capire ma è di sentire e diventare.

Il risultato non sarà certo l'erudizione ma la liberazione.

Realizzare la verità indagando il pensiero intuitivo, per conoscersi con altri occhi, risvegliarsi e scoprire il senso delle nostre emozioni è possibile?

L’uomo può realizzare la verità circa l’esistenza utilizzando come mezzo d’indagine la filosofia occidentale, ossia facendo leva esclusivamente sul pensiero?

La risposta è sì, se questo pensiero viene utilizzato in tutta la sua profondità, fino a sfociare nella contemplazione.

Affidarsi esclusivamente al pensiero “superficiale” o “calcolante” per giungere alla verità, rappresenta invece il grande errore della filosofia moderna.

La conoscenza circa il significato dell’universo e delle nostre singole vite esiste già, è sempre stata a nostra completa disposizione ed è già stata realizzata da molti altri saggi prima di noi, bisogna però avere il coraggio compiere un cammino che non è solo di studio, ma implica una trasformazione interiore del ricercatore stesso, in quanto l’essere non lo si capisce, ma lo si realizza.

Questo è un libro di riflessioni filosofiche che hanno lo scopo di attivare il pensiero intuitivo o contemplativo nel lettore realmente motivato.

La prima versione di questo testo – pubblicata nell’anno 2000 – è stata ricavata dagli appunti personali dell’autore, Salvatore Brizzi, redatti tra il 1995 e il 1999. Questa è la versione aggiornata nel 2022 dallo stesso autore e resa più fruibile rispetto al testo originale, oramai non più ristampato da molti anni.

Brizzi nel suo "Senza io e senza Dio" ha voluto porre le basi della “teoria del risveglio della coscienza alla verità”, affermando che la prima domanda da porsi, antecedente qualunque indagine filosofica è: «Chi è colui che vuole conoscere la verità?»

Senza la risposta a tale domanda ogni indagine filosofica risulta fallata già all’origine. La soluzione a tale fondamentale quesito non può risiedere in una spiegazione intellettuale, perché implica l’ingresso in un nuovo stato della coscienza.

Estratto dal libro

In questi anni ho incontrato tanti personaggi appartenenti a vari ambiti del sapere umano. Quando posso confrontarmi con uno studioso di fisica o, ancora meglio, di astrofisica (ma è molto più difficile incontrarne uno), pongo sempre la fatidica domanda: «Ma agli studenti insegnate ancora che l'universo è nato da un grande scoppio iniziale?»

Sì. È ancora l'ipotesi più accreditata, rispondono di norma.

«Ma lo scoppio come è avvenuto, se prima non c'era proprio nulla?» insisto io.

«La domanda non ha senso, perché spazio e tempo sono iniziati dopo lo scoppio» mi rispondono di solito, per liquidare l'argomento, accompagnando la risposta con un sorriso sardonico.

Ecco, la sensazione che si prova e la stessa di quando un neuroscienziato ti risponde che «i ricordi sono immagazzinati nel cervello», come se fosse la cosa più ovvia del mondo e ironizzando sul fatto che tu non ci sia arrivato da solo.

In verità, così come è piuttosto azzardato immaginare che un ente mentale come un ricordo, un'aspirazione, una Legge della fisica, un romanzo non ancora scritto... possano trovarsi da qualche parte dentro i neuroni o "emergere magicamente" dalla loro attività elettrochimica, e altrettanto azzardato immaginare che qualcosa possa essere accaduto in assenza di spazio e tempo e senza l'intervento di nessuno.

Ci sarebbero giusto un paio di teorie su cui si fonda tutta la nostra fisica che si scioglierebbero come un pupazzo di neve che inciampa e scivola dentro un camino. Se spazio e tempo nascono con il Big Bang, allora "prima" non valevano nemmeno le leggi fisiche, quindi il Big Bang non solo avrebbe dovuto "causarlo" qualcuno, ma avrebbe anche dovuto farlo in barba alle leggi della fisica, sia classica che quantistica, le quali implicano sempre e comunque lo spazio tempo.

[...] Che cos'è il vuoto – e quindi cosa c'era prima del Bing Bang e a fondamento dell'attuale universo – lo si può comprendere solamente in maniera diretta e soggettiva, accedendo a uno stato di coscienza non ordinario che va addirittura oltre la coscienza impersonale [...].

Il vuoto è una sorta di consapevolezza primaria, fondamentale e suprema.

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