L’estinzione di massa porto il pianeta al limite della sopravvivenza

L’estinzione di massa porto il pianeta al limite della sopravvivenza

Un nuovo studio ha rivelato quanto tempo ci è voluto perché gli oceani del mondo si riprendessero dopo la morte dei dinosauri.

Quando un enorme asteroide colpì il Messico 66 milioni di anni fa, la devastazione che ne seguì fu così assoluta che è sorprendente che il pianeta sia sopravvisuto e abbia ripreso il suo ciclo naturale.

Oltre ai dinosauri, la maggior parte delle specie sulla Terra è scomparsa, aprendo la strada ai domini dei mammiferi e, infine, all’evoluzione degli umani moderni.

Ma esattamente quanto tempo ha impiegato il mondo a riprendersi dopo questo devastante evento di estinzione di massa?

Secondo un nuovo studio, il plancton alla base dell’ecosistema oceanico ha impiegato 13 milioni di anni per riprendersi completamente e ripopolare in seguito al disastro.

“Abbiamo esaminato i migliori reperti fossili di plancton oceanico che siamo riusciti a trovare: nannofossili calcarei e raccolto 13 milioni di anni di informazioni su un campione ogni 13 mila anni”, ha dichiarato l’autore principale Sarah Alvarez dell’Università di Gibilterra.

“Abbiamo misurato l’abbondanza, la diversità e la dimensione delle cellule da oltre 700.000 fossili, probabilmente il più grande set di dati fossili mai prodotto da un sito”.

La ricerca ha anche contribuito a evidenziare i rischi della perdita di diversità dei nostri giorni.

“La perdita di specie oggi corre il rischio di eliminare le creature chiave negli ecosistemi, ciò che abbiamo dimostrato da questa documentazione fossile è che la funzione viene raggiunta se si dispone dei giocatori giusti che ricoprono ruoli chiave.”

“Oggi, riducendo la biodiversità, stiamo correndo il rischio di perdere i nostri attori critici dell’ecosistema, molti dei quali non apprezziamo ancora fino in fondo”.

Fonte: https://www.hackthematrix.it/?p=26345

KHNUM-KHUFU. CHEOPE: LA FINE DI UN MISTERO
Quando gli Dèi non volevano morire
di Corrado Malanga, Filippo Biondi

Khnum-Khufu. Cheope: La Fine di un Mistero

Quando gli Dèi non volevano morire

di Corrado Malanga, Filippo Biondi

Cosa si cela all'interno della piramide di Cheope? Si tratta veramente di un monumento funebre o la sua funzione era decisamente diversa? E come fu possibile costruirla in un'epoca in cui ancora non era stata nemmeno inventata la ruota?

In "Khnum-Khufu. Cheope: La Fine di un Mistero", insieme a Filippo Biondi, il Professor Corrado Malanga ci spiega la rivoluzionaria tecnica scientifica che ha permesso, per la prima volta nella storia dell'umanità, di osservare la piramide di Cheope dall'interno e così scoprire l'esistenza di numerose camere e gallerie fino ad oggi sconosciute.

Arricchito da numerose immagini tomografiche ottenute tramite il SAR e da ricostruzioni CAD 3D dell'interno della piramide, "Khnum-Khufu. Cheope: La Fine di un Mistero" è la versione accessibile a tutti – e non ai soli "addetti ai lavori" – delle incredibili scoperte degli autori approvate dal referee scientifico nel 2022.

Non mancherà di aprire al lettore nuovi orizzonti storico-scientifici, accompagnandolo a comprendere che, rispetto a come c'è sempre stata raccontata, è ormai giunto il momento di rivisitare completamente la storia dell'evoluzione umana e del nostro pianeta.

Questo libro è suddiviso in due parti:

  • la prima è incentrata sull'utilizzo della tecnica SAR sulla piramide di Khnum-Khufu e le scoperte che ne sono derivate;
  • la seconda affronta nuovamente gli interrogativi già formulati in "Cheope. La fabbrica dell'immortalità", fornendo loro una concreta risposta.

Ricercatore sul rapporto tra scienza, coscienza e consapevolezza di Sé e autore di numerosi bestseller come "TCT - La Coscienza Ritrovata", il Professor Malanga ci mostra come, tramite la tecnologia SAR (il radar ad apertura sintetica), sia stato possibile osservare nel dettaglio l'interno della Grande Piramide ed effettuarne la ricostruzione CAD 3D, così giungendo a delle rivoluzionarie scoperte (di fatto confermate dai successivi lavori di altri scienziati attraverso un differente sistema d'indagine).

In questo libro si parla del radar come se fosse il prolungamento dell'essere umano che lo usa, come di un occhio la cui coscienza e consapevolezza è in realtà quella di coloro che lo manovrano.

Se dunque a usare il SAR fossero stati due operatori diversi da questi autori, con tutta probabilità non avrebbero visto né colto dai segnali della macchina – intesa quale occhio elettronico umano – quei dati che a loro hanno permesso di svelare il mistero, cioè togliere il velo alla matrix che ci circonda.

Pagine che aprono nuovi orizzonti storia dell'evoluzione e del nostro pianeta per come ci è sempre stata raccontata, portano in sé una grande spinta di liberazione per chiunque voglia uscire dallo stato di ipnosi collettiva in cui è immersa buona parte dell'umanità.

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