Il dr Il dottor Mike Yeadon, è un ex vicepresidente della Pfizer, di cui è stato anche Chief Science Officer (Funzionario Capo Scientifico) per 16 anni. In questo articolo, che traduco e sintetizzo, pubblicato il 23 settembre 2020 da Globalresearch (Canada), si riprendono parti della intervista video al dr Yeadon, in cui egli afferma che metà o addirittura “quasi tutti” i test COVID sono falsi positivi .
Afferma anche che il test PCR rileva semplicemente sequenze parziali di RNA, ovvero un possibile pezzo di virus morto che “non può far ammalare il soggetto, e non può essere trasmesso, e non può far ammalare nessun altro”.
Da più parti, il mondo della scienza confuta con argomenti e fatti le decisioni dei governi e i loro proclami. Ma la stampa mainstream… ignora. Altrettanto larga parte della popolazione, ormai spesso in preda al panico.
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In uno sviluppo sorprendente, un ex Chief Science Officer del gigante farmaceutico Pfizer, nonchè ex vicepresidente, il dr Mike Yeadon, dice che “non c’è scienza che suggerisca che una seconda ondata debba avvenire”.
L’insider di “Big Pharma” afferma che i risultati falsi positivi dei test COVID, intrinsecamente inaffidabili, vengono utilizzati per produrre una “seconda ondata” basata su “nuovi casi”.
Il dottor Yeadon sostiene inoltre che la soglia per l’immunità del gregge potrebbe essere molto più bassa di quanto si pensasse in precedenza, e potrebbe essere già stata raggiunta in molti paesi.
In un’intervista della scorsa settimana è stato chiesto al dottor Yeadon: “per questo coronavirus, c’è una una politica governativa, economica, di libertà civili … che si sta basando su dati che possono essere completamente falsi. Possibile?”
Il dottor Yeadon ha risposto con un semplice “sì”.
Nell’intervista, ha aggiunto che, data la “forma” di tutti gli indicatori importanti in una pandemia mondiale, come ad esempio i ricoveri ospedalieri, l’utilizzo di terapia intensiva e i decessi, “la pandemia è fondamentalmente finita”.
Il dr Yeadon ha aggiunto:
“Se non fosse per i dati dei test che ricevete costantemente dalla TV, si potrebbe giustamente concludere che la pandemia era finita, dato che non è successo nulla di più. Certo, la gente va in ospedale… stiamo entrando in autunno, la stagione influenzale, ma non c’è nessuna scienza che suggerisca che dovrebbe verificarsi una seconda ondata”.
In un articolo pubblicato questo mese, di cui Yeadon è stato co-autore insieme a due suoi colleghi, “How Likely is a Second Wave?” gli scienziati hanno scritto:
“È stato ampiamente osservato che in Europa, in tutti i paesi fortemente infettati e parimenti in diversi stati degli Stati Uniti, che la forma delle morti quotidiane rispetto alle curve temporali è simile alla nostra nel Regno Unito. Molte di queste curve non sono solo simili, ma quasi super imponibili”.
Nei dati relativi al Regno Unito, alla Svezia, agli Stati Uniti e al mondo, si può notare che in tutti i casi i decessi sono aumentati da marzo fino a metà o fine aprile, per poi iniziare a diminuire in una lieve pendenza che si è appiattita verso la fine di giugno e continua fino ad oggi. Tuttavia, le percentuali dei casi, che si basano sui test, salgono e oscillano selvaggiamente verso l’alto e verso il basso.
I messaggi dei media in USA stanno già aumentando le aspettative di una “seconda ondata”. (grafici alla fonte)
(…) il COVID può avere gravi postumi, ma questo vale come per l’influenza o per qualsiasi malattia respiratoria. L’attuale tasso di sopravvivenza è di gran lunga superiore alle ipotesi iniziali di marzo e aprile, citate dal dottor Anthony Fauci
(…) Il dottor Yeadon ha sottolineato che il “nuovo” contagio COVID-19 è nuovo solo nel senso che si tratta di un nuovo tipo di coronavirus. Ma, ha detto, ci sono attualmente quattro ceppi che circolano liberamente in tutta la popolazione, il più delle volte legati al comune raffreddore.
Nel documento scientifico, Yeadon e gli altri scrivono:
“Ci sono almeno quattro membri della famiglia ben caratterizzati (229E, NL63, OC43 e HKU1) che sono endemici e causano alcuni dei comuni raffreddori che ci vengono, soprattutto in inverno. Hanno tutti una sorprendente somiglianza di sequenza con il nuovo coronavirus”.
Gli scienziati sostengono che gran parte della popolazione ha già, se non anticorpi contro COVID, un certo livello di immunità delle cellule T dall’esposizione ad altri coronavirus correlati, che sono circolati da molto prima del COVID-19.
Introducendo l’idea che alcune immunità precedenti a COVID-19 esistevano già, gli autori di “How Likely is a Second Wave?, scrivono:
“È ormai accertato che almeno il 30% della nostra popolazione aveva già avuto il riconoscimento immunologico di questo nuovo virus, prima ancora che arrivasse… il COVID-19 è nuovo, ma i coronavirus non lo sono”.
Continuano dicendo che, a causa di questa resistenza precedente, solo il 15-25% di una popolazione infetta può essere sufficiente per raggiungere l’immunità del gregge:
“…studi epidemiologici mostrano che, data la portata della immunità precedente, possiamo ragionevolmente supporre, che solo il 15-25% della popolazione infetta sia sufficiente a fermare la diffusione del virus…”.
Negli Stati Uniti, accettando un numero di morti pari a 200.000, e un tasso di mortalità per infezione del 99,8%, significherebbe che per ogni persona che è morta, ci sarebbero circa 400 persone che sono state infettate e sono sopravvissute. Questo si tradurrebbe in circa 80 milioni di americani, ovvero il 27% della popolazione. Questo tocca la soglia per l’immunità del gregge, secondo Yeadon e i suoi colleghi.
(…) Sul test PCR, il test per il COVID prevalentemente usato in tutto il mondo, gli autori scrivono: “più della metà dei positivi sono probabilmente falsi, potenzialmente tutti.”
Gli autori spiegano che ciò che il test PCR misura effettivamente, è “semplicemente la presenza di sequenze parziali di RNA presenti nel virus intatto”, che potrebbe essere un pezzo di virus morto che non può far ammalare il soggetto, e non può essere trasmesso, e non può far ammalare nessun altro.
“...un vero positivo non indica necessariamente la presenza di un virus vitale. In studi limitati fino ad oggi, molti ricercatori hanno dimostrato che alcuni soggetti rimangono positivi alla PCR molto dopo la possibilità che la coltura del virus sia scomparsa dai tamponi. Definiamo questo un “positivo freddo” (per distinguerlo da un “positivo caldo”, ovvero qualcuno effettivamente infettato da un virus intatto). Il punto chiave dei ‘positivi freddi’ è che non sono malati, non sono sintomatici, non diventeranno sintomatici e, inoltre, non sono in grado di infettare gli altri”.
Nel complesso, fermo restando i ben noti principi dell’epidemiologia, il dottor Yeadon considera che qualsiasi “seconda ondata” di COVID, e qualsiasi caso di lockdown del governo, sarà interamente “costruito”.
A Boston, questo mese, un laboratorio ha sospeso l’esecuzione dei test per il coronavirus dopo la scoperta di 400 falsi positivi.
Un’analisi dei test PCR sul sito medico medrxiv.org afferma:
“i dati sui test basati sulla PCR per virus simili, mostrano che i test PCR producono abbastanza risultati falsi positivi, così da rendere i risultati positivi altamente inaffidabili in una vasta gamma di scenari del mondo reale”.
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Il professor Carl Heneghan, direttore del Centro di Oxford per la Medicina basata sulle prove (Centre for Evidence-Based Medicine), scrive in un articolo di luglio “How Many COVID Diagnoses Are False Positives?” (“Quante diagnosi COVID sono falsi positivi?):
“uscendo dalle attuali pratiche e dai risultati dei test, il Covid-19 potrebbe non scomparire mai”.
Naturalmente, l’incidente più famoso sulla inaffidabilità dei test PCR fu quando il Presidente della Tanzania rivelò al mondo che aveva inviato di nascosto campioni di una capra, una pecora e un frutto (goat, a sheep, and a pawpaw fruit ) a un laboratorio di analisi COVID. Tutti i campioni sono risultati positivi al COVID.
In agosto, il governo svedese ha scoperto 3700 falsi positivi al COVID provenienti da kit di test realizzati dalla BGI Genomics cinese. I kit sono stati approvati a marzo dalla FDA per l’uso negli Stati Uniti…
Traduzione e sintesi: M. Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net