Chiudere alcune porte significa amarsi

Più lontano lascio il passato dietro di me, più sono vicina a forgiare il mio carattere. (Isabelle Eberhardt)

Chiudere con il passato è spesso difficile, ma arriva un momento nella vita in cui bisogna farlo. Se non chiudiamo certe porte, continueremo a trascinare con noi il dolore e il risentimento…e tutta questa sofferenza gratuita ci impedirà di andare avanti dato che siamo emotivamente bloccati.

La sofferenza è inevitabile quando si devono chiudere alcune porte, ma farlo è sinonimo di amor proprio

Una delle lezioni più importanti che possiamo imparare dalla vita è quella di lasciare andare il passato per chiudere le porte alla sofferenza. Solo allora potremo continuare con il bagaglio più leggero e aperti a nuove esperienze.

Chiudere certe porte non significa dimenticare, piuttosto accettare il nostro passato per andare avanti. Infatti, quando rimaniamo prigionieri delle nostre esperienze negative, ci chiudiamo alla vita. La perdita di una persona cara, la rottura di un rapporto, molestie, stupri, abbandono, traumi, un errore importante o un problema personale…..appartengono al passato! E restare aggrappati al passato ci porta ad entrare in un circolo vizioso ci porta inevitabilmente a rievocare le brutte esperienze ostacolando la nostra crescita emotiva.

“Chiudere le porte del passato in riferimento ai momenti tristi e alle esperienze di amarezza è un prerequisito verso una felicità stabile e crescente che proviene dal centro del tuo essere e che ti porta nella condizioni di successo e realizzazione”

Non possiamo vivere il presente rimpiangendo il passato. Non possiamo lasciare la porta socchiusa sperando in ritorni saltuari, nella rassicurazione di continuare ad essere amati. Quello che è accaduto è accaduto e bisogna lasciarlo andare, bisogna distaccarsene.  Non ha senso pretendere vincoli con chi non vuole essere vincolato a noi. I fatti accadono e bisogna lasciarli andare!

Hai mai analizzato i rischi di restare in una situazione che ti rende infelice? Se ti lasci influenzare da idee come “e se non trovo nessun altro?”, “e se mi pento?”, “e se tutto va male?”, non farai altro che aggrapparti a qualcosa che arreca dolore alla tua anima.

Capisco, non è semplice rivoluzionare la propria vita, il cambiamento è una delle cose che spaventa di più! A volte è più facile accettare situazioni “comode” rimanendo seduti ad immaginarsi invece quello che realmente vorremmo piuttosto che soffrire. Ma se lasci troppe porte aperte al passato, non potrai mai concentrarti sulle cose che meritano la tua attenzione.

Conosco tanta gente che condivide la vita con un partner che non ama più per paura di provare dolore o per mancanza di coraggio nell’affrontare le conseguenze che ne scaturirebbero. Passano mesi o addirittura anni infelici dentro! Poi c’è chi si fa il segno della croce prima di interagire con la propria famiglia sperando che un genitore o un fratello non gli causi malumori….

Chiudere le porte e lasciarsi il passato alle spalle ti darà l’occasione di dedicarti ai tuoi sogni e di prefissarti nuove mete da raggiungere

Passare la vita coinvolta in una relazione di coppia che non funziona più, può solo precluderti la possibilità di trovare l’amore che meriti. E lo stesso accade in qualsiasi ambito della vita. Se focalizzi la mente e i pensieri su un amico che ti ha deluso, ti levi la possibilità di apprezzare la compagnia di chi vorrebbe entrare nella tua vita. Se lasci che i tuoi genitori decidano al tuo posto, non potrai mai fare ciò che desideri davvero.

Cosa si può fare per cambiare serratura e non permettere al nostro passato di entrare nella nostra vita?

Il passato ci ha permesso di acquisire esperienza, ma noi non siamo solo la nostra esperienza. In realtà, noi siamo molto di più di una storia, perché ciò che conta davvero è il potenziale che abbiamo nel nostro orizzonte.

IL PRIMO PASSO….

Poniamoci queste domande: le cose negative che sto evocando, hanno uno scopo? Possono aiutarmi a migliorare?  Se la risposta a queste domande è “NO”, allora ripetiamo a noi stessi: “Questa emozione non mi aiuta, perché sto focalizzando la mia mente in pensieri inutili e negativi,  ora mi concentro su ciò che è veramente importante”.

È un processo semplice ma per niente banale perchè stiamo intrudendo e quindi proiettando la mente a configurare una nuova direzione. Ci stiamo proiettando ad essere più propositivi….e quando iniziamo a concentrarci sulle cose positive, iniziamo ad attirare situazioni positive, aumentando le visualizzazioni.

IL SECONDO PASSO…

Il passo successivo è quello di creare un piano d’azione: “Il passato è il passato”. Dove stiamo andando adesso e come arrivarci? Spesso non si hanno le risposte, ma le opzioni aiuteranno la nostra mente ad andare in una nuova direzione, lasciandoci alle spalle le emozioni e le sensazioni indesiderate.

La chiave del successo quindi è quello di allenare la nostra mente a muoverci in una nuova direzione e inviare nuovi messaggi al nostro subconscio, spezzando lo schema dei pensieri distruttivi.

IL TERZO PASSO…

Ti sembrerà strano ma il passo finale è quello più semplice. Vivi nel  presente e godi di tutto ciò che ti sta accadendo, cogli la bellezza delle cose anche in situazioni che appaiono semplici, ovvie o banali: un complimento, una giornata di sole, una chiacchierata a telefono……Quello che devi sforzarti di pensare è che il momento presente è tutto ciò che hai e che avrai sempre.

Se percorri ogni giorno lo stesso percorso per andare a scuola o lavoro, prova a viverlo da una prospettiva diversa,  soffermati nei dettagli che non avresti mai notato prima se troppo impegnata a rimuginare: ricorda, la bellezza di un viaggio non è nella meta ma nel percorso!

Certo, qualcuno potrà contestare ciò che scrivo soprattutto se sta vivendo un momento molto doloroso. Il punto è che per quanto siamo affranti da ciò che stiamo vivendo, siamo vivi…..e la vita non va sprecata! Ricordiamoci sempre, che forte non è chi non cade mai, ma chi cade e si rialza! Anche mille volte!

In fin dei conti si tratta di visualizzare la nostra vita in modo diverso, di essere coraggiosi e di cambiare le serrature. Perché, in realtà, quello che conta è questo, imparare ad evolversi, aprirsi al cambiamento. Una volta fatto, non soffermiamoci su quello che abbiamo perso, ma su quello che possiamo guadagnare.

“Se sei ancora attaccato ad un vecchio sogno di ieri, e continui a mettere dei fiori sulla sua tomba ad ogni momento, non puoi piantare i semi per un nuovo sogno che possa crescere oggi” (Joyce Chapman)

La forza anche se nascosta è sempre dentro di noi, è lì che aspetta solo di uscire, bisogna amarci a 360° e questo comprende anche l’impegnarci ad essere felici.

via Psicoadvisor

Fonte: https://www.olisticmind.com/chiudere-alcune-porte-significa-amarsi/

CI CREDO, CI RIESCO —
Un libro per poter fare ciò che hai sempre voluto fare e non hai ancora fatto
di Selene Calloni Williams

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Un libro per poter fare ciò che hai sempre voluto fare e non hai ancora fatto

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Un eccezionale manuale di coaching per chi vuole realizzare grandi cose e lasciare il segno, per chi non accetta di essere limitato dalla paura, dall’insicurezza, dalla mancanza di soldi, dalle credenze o dallo stato socio-economico del proprio clan familiare, una risposta effettiva al bisogno di chi non vuole accontentarsi ed è convinto che la felicità e la piena realizzazione di sé siano cose di questo mondo e le sente fremere come un cavallo che ha voglia di galoppare libero.

Il libro raccoglie gli insegnamenti di una grande artista di cui l’autrice non rivela il vero nome. Si tratta di una donna che è assurta a un successo e a una fama mondiale. 

Come ha fatto ha ottenere tutto ciò? La sua più grande forza è stata la capacità di crederci.

"Nel tuo corpo c'è un'intenzione, un'aspirazione che vibra: è la voglia di cambiare qualcosa, il bisogno di esprimerti e di essere sentito. Trova la vibrazione nel tuo corpo, impedisci alla mente di rubarla, di appiccicarci sopra le proprie teorie, associala piuttosto a un mantra e inizia a ripeterla, a darle forza, potenza, spazio e respiro. Lascia che si manifestino in te grandi visioni e non permettere alla tua mente di giudicarle. Se vuoi produrre un'opera devi pensare che sarà la più grande opera che un artista abbia mai creato. In questo modo la vibrazione che è nel tuo corpo sarà libera di esprimersi con la massima intensità".

Leggi in anteprima il Capitolo 1

Incontro

Ero in viaggio da oltre trent’anni. Mi ero fermata, a volte per lunghi periodi, nei posti più mistici del pianeta, ma non era mai casa mia, perciò dopo qualche anno ero ripartita. Anche mio padre era un viaggiatore e un avventuriero, e anche la madre di mio padre lo era. Perciò posso dire che i miei geni sono in viaggio da molte generazioni.

Quel giorno stavo su una nave che avrebbe impiegato ben tre mesi e ventisette giorni ad arrivare a destinazione, la mia destinazione, perché le navi non hanno meta, quando giungono in un porto è solo per ripartire. La nave era colma di tendaggi di velluto color rosso pompeiano che sventolavano nell’aria, e di sete gialle, talmente lievi e inconsistenti nei venti d’alto mare che non potevi vederle chiaramente, se non nei porti, quando la nave si arrestava e nel momento in cui ripartiva, quando avresti giurato che erano ali di fate.

Fu una mattina alla partenza da un porto che la notai. Non ero scesa per visitare la città, perché mi pareva un luogo pieno di fatica e di sudore. Dapprima la vidi in trasparenza attraverso le ali di seta gialla, poi, quando la nave prese il largo e le ali svanirono
nel vento, la osservai in tutta la minutezza della sua figura. Era piccola, magra, un po’ curva, protetta da un cappello azzurro a falde larghe, indossava un vestito color carne con i bordi neri e i polsini di pizzo che le avvolgevano le mani. Era molto invecchiata, ma sempre inconfondibile: una delle più grandi artiste della fine del Novecento. Nata in Italia ma emigrata in America verso i cinquant’anni. Era diventata incontenibilmente celebre intorno ai sessant’anni con il nome anglosassone del marito. Era stata l’idolo di mia madre, la quale avrebbe tanto desiderato poter dipingere e scrivere poesie, ma doveva fare la maestra per farci mangiare.

La salutai, la abbracciai, la baciai. Lei accettò tutto con un lieve sorriso. Era così impeccabilmente vecchia che potei farle solo una domanda: “Qual è stata la cosa più importante nella tua vita? Il tesoro più grande che porti con te?”. “La fede!”, mi rispose.

La ringraziai, la salutai, le baciai le mani attraverso il pizzo color carne della camicetta. Poi lasciai che tornasse in coperta, perché il vento stava aumentando. M’incamminai verso la ringhiera di prora, controvento, tenendo forte la sciarpa con le mani. Dopo pochi passi un pensiero strano mi fece voltare indietro; ebbi, infatti, la sensazione che quella donna fosse un aspetto di mia madre e, dunque, anche una parte di me. Quando mi girai era nella medesima posizione in cui l’avevo lasciata, con il suo sorriso lieve sulle labbra. La raggiunsi. Sentii che doveva parlarmi per consegnarmi un lascito, il senso di quel tesoro che lei aveva trovato, il segreto della fede. “Tre mesi di viaggio sono già trascorsi”, mi disse. “Abbiamo ancora ventisette giorni”, dissi io, “non sono molti, ma vorrei che in questo tempo, con tuo comodo, quando te la sentirai, mi raccontassi della fede”“Ti darò la mia storia e il mio segreto, ma se lo scriverai non fare il mio nome”, mi rispose lei.  Io la rassicurai: “Se mai un giorno dovessi scrivere la storia che mi consegnerai, ti chiamerò con il nome di mia madre, perché, in un certo modo, per me la rappresenti”. “Qual è questo nome?”. “Carla”, risposi. Poi ci fu un lungo silenzio, nel quale lei sembrò esplorare quel nome per capire chi fossi e quale fosse la mia storia e se io potessi ascoltare la sua. “È un bel nome”, disse, alla fine, mentre il suo sorriso si faceva più grande.

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