Biden: Papa Francesco ha detto che c’è un “obbligo morale” di farsi vaccinare

di Sabino Paciolla

Il presidente Joe Biden martedì ha invitato gli americani a vaccinarsi contro il coronavirus, dicendo che Papa Francesco ha definito la vaccinazione un “obbligo morale”.

Un articolo di Matt Hadro di CNA, pubblicato su NCR, nella mia traduzione.

Papa Francesco e Joe Bide

Il presidente Joe Biden martedì ha invitato gli americani a vaccinarsi contro il coronavirus, dicendo che Papa Francesco ha definito la vaccinazione un “obbligo morale”.

Nelle sue osservazioni sullo stato delle vaccinazioni COVID di martedì, il presidente Biden ha elogiato le partnership tra gruppi religiosi e centri sanitari comunitari per la fornitura di vaccinazioni COVID-19.

Ha definito lo sforzo di fornire le vaccinazioni “un esempio dell’America al suo meglio”, e ha aggiunto che “stanno tutti soddisfacendo quello che Papa Francesco chiama l’obbligo morale – farsi vaccinare – qualcosa che ha continuato a dire può salvare la tua vita e quella degli altri”.

In risposta alla richiesta della CNA di conoscere la fonte dei commenti di Papa Francesco, la Casa Bianca ha indicato l’intervista televisiva di gennaio del Papa in cui ha detto che “credo che, eticamente, tutti debbano fare il vaccino”.

In quell’intervista, Papa Francesco ha definito la vaccinazione “un’opzione etica perché riguarda la tua vita ma anche quella degli altri”.

Tuttavia, la Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede (CDF) ha dichiarato in dicembre che la vaccinazione contro il COVID-19 non è un obbligo morale – una dichiarazione che è stata approvata da Papa Francesco.

“Allo stesso tempo, la ragione pratica rende evidente che la vaccinazione non è, di regola, un obbligo morale e che, pertanto, deve essere volontaria”, ha detto la CDF nella sua “Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19”.

Il Vaticano ha continuato a sottolineare che la vaccinazione contro il COVID può promuovere il bene comune. La CDF ha detto che coloro che non ricevono un vaccino contro il COVID-19 devono intraprendere le azioni appropriate per garantire che non diffondano il virus e non rappresentino un rischio per le persone vulnerabili.

“In assenza di altri mezzi per fermare o addirittura prevenire l’epidemia, il bene comune può raccomandare la vaccinazione, soprattutto per proteggere i più deboli e i più esposti”, ha dichiarato il Vaticano.

Coloro che rifiutano il vaccino COVID per coscienza “devono fare del loro meglio per evitare, con altri mezzi profilattici e un comportamento appropriato, di diventare veicoli di trasmissione dell’agente infettivo”, ha detto la nota della CDF. Ha aggiunto che tali persone devono evitare il rischio di trasmettere il virus a “coloro che non possono essere vaccinati per ragioni mediche o di altro tipo”.

Anche la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB) ha citato la nota della CDF per dire che non c’è un obbligo morale di ricevere il vaccino COVID-19, nelle sue “risposte alle domande etiche chiave sui vaccini COVID-19” pubblicate a gennaio.

La Casa Bianca a marzo ha affermato che Papa Francesco “ha parlato della sicurezza e dell’efficacia di tutti e tre i vaccini”. Mentre Papa Francesco aveva detto che tutti devono ottenere un vaccino COVID-19, non era chiaro quale vaccino avesse ricevuto. Papa Francesco non aveva anche lodato l’efficacia di nessun vaccino specifico.

Nella sua nota di dicembre, la CDF vaticana ha dichiarato: “Non intendiamo giudicare la sicurezza e l’efficacia di questi vaccini, anche se eticamente rilevante e necessario, in quanto questa valutazione è responsabilità dei ricercatori biomedici e delle agenzie farmaceutiche.”

Articolo di Sabino Paciolla

Fonte: https://www.sabinopaciolla.com/biden-papa-francesco-ha-detto-che-ce-un-obbligo-morale-di-farsi-vaccinare/

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Leggi in anteprima il Capitolo 1

Incontro

Ero in viaggio da oltre trent’anni. Mi ero fermata, a volte per lunghi periodi, nei posti più mistici del pianeta, ma non era mai casa mia, perciò dopo qualche anno ero ripartita. Anche mio padre era un viaggiatore e un avventuriero, e anche la madre di mio padre lo era. Perciò posso dire che i miei geni sono in viaggio da molte generazioni.

Quel giorno stavo su una nave che avrebbe impiegato ben tre mesi e ventisette giorni ad arrivare a destinazione, la mia destinazione, perché le navi non hanno meta, quando giungono in un porto è solo per ripartire. La nave era colma di tendaggi di velluto color rosso pompeiano che sventolavano nell’aria, e di sete gialle, talmente lievi e inconsistenti nei venti d’alto mare che non potevi vederle chiaramente, se non nei porti, quando la nave si arrestava e nel momento in cui ripartiva, quando avresti giurato che erano ali di fate.

Fu una mattina alla partenza da un porto che la notai. Non ero scesa per visitare la città, perché mi pareva un luogo pieno di fatica e di sudore. Dapprima la vidi in trasparenza attraverso le ali di seta gialla, poi, quando la nave prese il largo e le ali svanirono
nel vento, la osservai in tutta la minutezza della sua figura. Era piccola, magra, un po’ curva, protetta da un cappello azzurro a falde larghe, indossava un vestito color carne con i bordi neri e i polsini di pizzo che le avvolgevano le mani. Era molto invecchiata, ma sempre inconfondibile: una delle più grandi artiste della fine del Novecento. Nata in Italia ma emigrata in America verso i cinquant’anni. Era diventata incontenibilmente celebre intorno ai sessant’anni con il nome anglosassone del marito. Era stata l’idolo di mia madre, la quale avrebbe tanto desiderato poter dipingere e scrivere poesie, ma doveva fare la maestra per farci mangiare.

La salutai, la abbracciai, la baciai. Lei accettò tutto con un lieve sorriso. Era così impeccabilmente vecchia che potei farle solo una domanda: “Qual è stata la cosa più importante nella tua vita? Il tesoro più grande che porti con te?”. “La fede!”, mi rispose.

La ringraziai, la salutai, le baciai le mani attraverso il pizzo color carne della camicetta. Poi lasciai che tornasse in coperta, perché il vento stava aumentando. M’incamminai verso la ringhiera di prora, controvento, tenendo forte la sciarpa con le mani. Dopo pochi passi un pensiero strano mi fece voltare indietro; ebbi, infatti, la sensazione che quella donna fosse un aspetto di mia madre e, dunque, anche una parte di me. Quando mi girai era nella medesima posizione in cui l’avevo lasciata, con il suo sorriso lieve sulle labbra. La raggiunsi. Sentii che doveva parlarmi per consegnarmi un lascito, il senso di quel tesoro che lei aveva trovato, il segreto della fede. “Tre mesi di viaggio sono già trascorsi”, mi disse. “Abbiamo ancora ventisette giorni”, dissi io, “non sono molti, ma vorrei che in questo tempo, con tuo comodo, quando te la sentirai, mi raccontassi della fede”“Ti darò la mia storia e il mio segreto, ma se lo scriverai non fare il mio nome”, mi rispose lei.  Io la rassicurai: “Se mai un giorno dovessi scrivere la storia che mi consegnerai, ti chiamerò con il nome di mia madre, perché, in un certo modo, per me la rappresenti”. “Qual è questo nome?”. “Carla”, risposi. Poi ci fu un lungo silenzio, nel quale lei sembrò esplorare quel nome per capire chi fossi e quale fosse la mia storia e se io potessi ascoltare la sua. “È un bel nome”, disse, alla fine, mentre il suo sorriso si faceva più grande.

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